Cinema

Amarsi un po’

Stefano Olivari 16/08/2022

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Come abbiamo passato il giorno di Ferragosto? Benissimo. Fra l’atletica da Monaco e quel minimo di calcio confessiamo di avere rivisto per la trentesima volta, a stare bassi, Amarsi un po’. Uno dei film dei Vanzina invecchiati meglio, con momenti commoventi grazie al suo essere una favola eterna: la principessa, una favolosa Tahnee Welch, e il poveraccio, un giovane Claudio Amendola. Schema che il cinema ha proposto mille volte, da Vacanze Romane a Innamorato pazzo, ma che il mestiere dei Vanzina ha applicato benissimo.

Perché il segreto del loro cinema sono il ritmo ed i comprimari, spesso perfetti. Al di là della storia fra i due protagonisti rimangono nella testa le fantastiche battute di Mario Brega all’indirizzo della moglie, la classe assurda di Virna Lisi (nessuna donna ha mai tenuto una sigaretta come lei), le movenze di un altro gigante come Riccardo Garrone, Marco Urbinati (lo pseudo-Malagò di Vacanze di Natale, quello di Toninho Cerezo professionista) come improbabile surfista, e tutta la cavalleria leggera del vanzinismo: Isaac George (qui con il suo vero nome di George Oshoba Durojaiye), Fabrizio Bracconeri, Jimmy il Fenomeno, Nicoletta Elmi e altri.

Anche Rossana Di Lorenzo, morta pochi giorni fa e qui ancora moglie di Mario Brega e ancora madre di Claudio Amendola, come in Vacanze di Natale. Proprio la sua scomparsa, insieme ad Amarsi un po’, ci ha portato un pensiero abbastanza profondo visto che giustamente qualcuno l’ha ricordata come sorella di Maurizio Arena, che all’anagrafe era Maurizio Di Lorenzo. Rossana Di Lorenzo non pensava minimamente al cinema, aveva un negozio di fiori, però veniva da una famiglia di attori (Pino Insegno è suo nipote) o aspiranti tali e fuori tempo massimo sarebbe diventata una delle migliori caratteriste del cinema italiano, per non dire romano, grazie soprattutto ad Alberto Sordi.

Siamo arrivati a ciò che volevamo dire. Tutti possono andare su Google a guardare chi sia stato Maurizio Arena, autentica stella del cinema popolare degli anni Cinquanta con personaggi che un po’ ricordano il Marco Coccia di Amendola, ma solo chi ha una certa età ha idea di cosa sia stato Arena in quella Italia, almeno (come noi) per averlo sentito dai propri genitori. Icona pop, protagonista e vittima della cronaca rosa e non solo per la leggendaria storia con Beatrice di Savoia), comunque un nome che da solo sintetizzava un mondo, senza bisogno di troppe spiegazioni.

Ecco, giustamente il nome di Maurizio Arena nel 2022 dice zero al 90% degli italiani e questo vale per tanti altri, nei campi più diversi: da De Gasperi a Craxi, da Meazza a Mennea, da Claudio Villa a Lucio Battisti, tutti sono in grado di avere informazioni di base ma pochi possono capire il mondo che evocano. Ce ne accorgiamo leggendo certi coccodrilli, magari anche i nostri, pieni di informazioni ma senza il senso di un’epoca. Fra 30 anni, non diciamo 300, qualche nerd dirà che Gigi Riva è stato inferiore a uno che ha segnato duemila gol ma con il fuorigioco abolito e i difensori che devono stare a più di un metro di distanza. E comunque non sono i gol, pur tanti e pensatissimio, a dare la chiave per il mondo di Riva.

Una cosa che ci angoscia, una cosa da vecchi anche se per carattere amiamo il presente. Ci sta quindi che Fedez non abbia mai sentito nominare Strehler, ma anche un giovane che lo avesse sentito nominare, magari incuriosito dal nome di un teatro, non può dare al nome di Strehler il peso giusto. A noi faceva impressione sapere che Thanee Welch fosse figlia di Raquel, ma oggi chi ha mai sentito dell’esistenza di Raquel Welch? Tutto passa, cerchiamo almeno di sbagliare con la nostra testa: del resto è questo il grande messaggio di Amarsi un po’.

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