Fumetti
Alan Ford, idolo italo-jugoslavo
Stefano Olivari 07/10/2016
Per un italiano è difficile diventare oggetto di culto nei paesi della ex Jugoslavia, mentre leggermente più spesso (nella pallacanestro e in qualche altro campo) avviene il contrario. Perché noi siamo buoni, tolleranti, migliori, in ultima analisi non ce ne frega niente di niente. Il più clamoroso dei casi di successo italiani riguarda Alan Ford, di recente citato su Indiscreto e una delle nostre passioni fumettistiche insieme a Tex, Diabolik, Paperino (non Topolino), Dylan Dog e serie ormai scomparse quanto a inediti, i cui nomi dicono poco ai tanti lettori Millennial (circa lo 0,2% del totale) di Indiscreto: Il Comandante Mark, Ken Parker, soprattutto Mister No, oltre alle memorabili storie di Intrepido e Monello (su tutte Mister Kappa, Paris Jour e Terza Liceo). Grazie a Eleonora abbiamo appreso che in Serbia, Croazia e Bosnia le storie di Max Bunker (Luciano Secchi nella vita) hanno un grandissimo successo fin dai tempi di Tito, quando qualche lettore le interpretava anche in chiave politica. Tanti i riferimenti ad Alan Ford e ai personaggi del gruppo TNT nella cultura popolare balcanica, di sicuro Kusturica ne è stato un attento lettore, al punto che una mostra su questo fumetto organizzata dall’ambasciata italiana in Bosnia ha avuto un successo di pubblico clamoroso e raro per questo genere di iniziative istituzionali. Il segreto del boom dello Jugo-Alan Ford è stato forse la traduzione, peraltro tentata anche in altri paesi con pessimi esiti commerciali, ma probabilmente anche l’entrare in sintonia con l’indefinibile spirito balcanico, in certi contesti dissacrante, cazzeggiatore e al tempo stesso malinconico all’estremo. Bisogna infatti entrare nel mood di questo fumetto per apprezzarlo in pieno, un fumetto in cui i protagonisti sono ridicoli, spregevoli, cialtroni, squallidi e spesso tutte e quattro le cose insieme. Vale sia per i ‘nostri’, dal Numero Uno a Geremia, sia per i nemici dove troneggia Superciuk: uno che ruba ai poveri per dare ai ricchi è così fantasioso da essere reale, non soltanto in Italia e In Jugoslavia.