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Alain Delon, il Principe

Stefano Olivari 19/08/2024

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La morte di Alain Delon chiude una vita straordinaria, anche al di là del cinema che lo ha visto protagonista con i film che tutti abbiamo visto: impossibile non amarlo, anche per uomini etero, per una volta non invidiosi, e quindi figuriamoci per donne e resto del mondo. Personalmente ci ha sempre colpito il fatto che fosse finito diciannovenne ed oltretutto come semi-volontario (una sanzione disciplinare durante il servizio militare fu trasformata in trasferimento in Indocina) a Dien Bien Phu, cioè di fatto la battaglia che mise fine alla presenza della Francia in Asia e che per molti simboleggia la fine del colonialismo occidentale anche se in concreto non è così e nemmeno riferendosi soltanto alla Francia.

Battaglia ricordata 12 anni dopo nell’ottimo Lost command (in Italia uscì come Senza onore né gloria), con Anthony Quinn, Claudia Cardinale e appunto Delon, con il passaggio da una guerra coloniale all’altra, dall’Indocina all’Algeria. Ma il Delon più nostro è chiaramente il Rocco Parondi di Rocco e i suoi fratelli, con le immagini del Principe che compaiono nel film di Visconti ed anche in tante foto di scena che stanno circolando in queste ore. Il Principe, in viale Bligny 52, era il tempio della boxe milanese degli anni Cinquanta, un teatro che veniva trasformato in miniplazzetto dello sport. Un posto romantico e avvolto dal fumo delle sigarette, e del resto i nostri genitori fumavano tutti, dove partirono le carriere di Benvenuti, Loi e Lopopolo, per citare soltanto tre fuoriclasse. E dove partirono anche tanti racconti e aneddoti, ingigantiti dalla mancanza di video.

Il programma, ne abbiamo tantissimi grazie a nostro zio Piero, sparring ragazzino di Loi, prevedeva spesso match di dilettanti, preferibilmente con una claque locale (in questo Alain-Rocco è centratissimo), che scaldassero l’ambiente in vista del clou. Ma il locale era troppo piccolo per reggere la concorrenza dell’appena costruito Palalido e così dagli anni Sessanta, subito dopo il film, iniziò una serie di peripezie, con una lunga parentesi come discoteca (chi non si ricorda del Tropicana?) fra la fine degli anni Novanta e gli anni Dieci e l’ennesima chiusura, prima di risorgere nel 2014. C’eravamo, a quella nuova inaugurazione del Principe in chiave boxistica organizzata dalla famiglia Cherchi, e le cose sarebbero andate discretamente per diversi anni, con pugili dal buon seguito, da Di Rocco a Scardina (King Toretto davvero con una tifoseria numerosissima), e qualche tentativo di modernizzazione con le MMA ed altre arti marziali. Prima che il Principe ridiventasse soltanto discoteca e sala per eventi, immaginiamo (vista la zona) frequentata da bocconiani e fuoricorso, o bocconiani fuoricorso.

Tornando a Rocco e i suoi fratelli e detto che alcune scene pugilistiche si svolgono nella palestra di via Bellezza, troviamo giusto ricordare che il personaggio di Delon (grande attore, a dispetto dei luoghi comuni: quanti giovani francesi sarebbero stati credibili nei panni di un lucano degli anni Cinquanta?) sia stato vagamente ispirato alla storia di Rocco Mazzola, pugile lucano emigrato in Lombardia che negli anni Cinquanta fu campione italiano di mediomassimi (andando ad un niente dal titolo europeo, quando contava qualcosa) e massimi. Mazzola compare anche per pochi ma significativi secondi nel film. Ed è probabile che fra i tanti comprimari incontrati in carriera Delon, attento spettatore ed anche organizzatore di riunioni pugilistiche, del vero Rocco si ricordasse.

stefano@indiscreto.net

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