Agnelli o Verdelli?

24 Aprile 2020 di Indiscreto

La famiglia Agnelli, o meglio John Elkann, o Carlo Verdelli? Il nuovo assetto del gruppo Gedi ha portato a vari cambiamenti, primo fra tutti quello del direttore di Repubblica: non più Verdelli, che quindi è durato soltanto 14 mesi, ma il direttore della Stampa Maurizio Molinari. E alla Stampa, sempre dello stesso gruppo, al posto di Molinari andrà Massimo Giannini, da Radio Capital (direttore di tutte le attività radiofoniche del gruppo nominato Linus). Direttore dell’Huffington Post, al posto di Lucia Annunziata, diventa invece Mattia Feltri che però continuerà a scrivere anche sulla Stampa.

Tutti questi cambiamenti intra-gruppo, che interessano in realtà più i giornalisti che il pubblico, significano in estrema sintesi una cosa sola: Repubblica, che oggi fra l’altro non è uscita a causa di uno sciopero di protesta dei suoi giornalisti, diventerà un giornale liberale, forse ancora di centro-sinistra per non perdere i vecchi lettori, ma certo di una sinistra più istituzionale e governativa di quella nella testa di Verdelli e di molti lettori storici del quotidiano. Lettori in calo (a febbraio 2020 circa 132.270 copie al giorno vendute, circa 6.000 in meno rispetto al febbraio 2019), come per quasi tutti, ma con una tendenza all’assestamento.

Il nostro ‘Di qua o di là’ vuole quindi entrare nel merito politico dell’operazione, non certo schiacciare il tasto della retorica contro l’editore cattivo, al di là dei tanti tagli che ha in mente e del male che ha fatto questa famiglia nella storia d’Italia (ci basta passare da Arese per ricordarcelo). Anzi, un nuovo editore ha il diritto e forse anche il dovere di nominare un nuovo direttore. Di più: a noi Molinari piace molto, è uno dei pochi giornalisti italiani importanti a rifiutare tromboneggiamenti europeisti, pur essendo espressione di una cultura elitaria, che poi sarebbe quella di chi legge oggi i giornali.

La scommessa editoriale di Elkann è che sia inutile inseguire il lettore di sinistra o pentastellato incattivito, che ha già suoi media (e quasi mai cartacei), come faceva Verdelli, e che la missione sia impossibile, almeno per chi ha la storia di Repubblica (a proposito, Scalfari sarà furioso ma nessuno a suo tempo gli impose di vendere e monetizzare), con quello di destra populista. Chissà se questa Italia liberale davvero esiste in numero significativo da tenere in vita un giornale strutturato. Comunque il ‘Di qua o di là’ è chiaro e noi lo mettiamo in rima anche se Andrea Agnelli non c’entra, se non come azionista di Exor: Agnelli o Verdelli?

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