Agnelli fra Superlega ed Europa League

19 Aprile 2021 di Stefano Olivari

La Superlega di Agnelli si chiama Europa League. Per il momento è una battuta, ma se Napoli e Lazio dovessero chiudere bene per la Juventus (non) allenata da Pirlo, sconfitta con l’Atalanta in maniera peraltro non meritata, si aprirebbe il baratro del quinto posto, con la migliore rosa del campionato. Ovviamente tutto scompare, per la Juventus, ma anche per Inter e Milan, di fronte alla Superlega, chiamata proprio Super League dai suoi 12 fondatori, che addirittura potrebbe partire l’anno prossimo e distruggere la Champions League, più dei campionati nazionali in cui i grandi club proveranno comunque a mantenere un piede.

Proprio alla vigilia dell’annuncio del progetto Super Champions della UEFA, di cui abbiamo parlato settimana scorsa, è arrivata quindi questa bomba da parte delle tre italiane, delle sei grandi inglesi, oltre che ovviamente di Real Madrid (il motore di tutto, insieme ad Agnelli) e Barcellona, più l’Atletico Madrid, con mano tesa alle federazioni nazionali (Juve, Inter e Milan vorrebbero rimanere in Serie A, per quanto con una probabile squadra B), formula già studiata (due gironi da 10, poi eliminazione diretta), inizio già dall’estate 2021 e minaccia di battaglie legali.

Il punto calcistico della vicenda risiede in una domanda sola: al tifoso juventino Atalanta-Juventus importa più di Atletico Madrid-Juventus? Il punto ideologico è invece un altro: perché nel 2021 imprenditori privati, oltretutto zavorrati da due stagioni senza pubblico allo stadio, non dovrebbero essere liberi di aggregarsi come meglio credono? Con quale diritto FIFA e UEFA pretendono di organizzare l’attività di chiunque giochi a calcio nel mondo? Prima di entrare nel mood ‘Agnelli cattivo, grandi club avidi’ che sta dilagando un po’ su tutti i media e in tutti partiti politici, pensiamo a questo.

Come andrà a finire? Come le altre volte, cioè si chiede 100 per ottenere 30? Oppure siamo davvero di fronte ad una svolta epocale per il calcio? Secondo noi a questo giro siamo di fronte al secondo scenario, senza però sbocchi drammatici. Una situazione tipo Eurolega di pallacanestro (cioè partecipanti fissi alla Super League, più alcuni per merito sportivo), più che NBA, con la FIFA che dopo aver fatto la faccia cattiva non sarà certo così folle da far disputare i Mondiali senza i migliori giocatori del pianeta. E con una Champions depotenziata, ma di sicuro migliore di quella orrida del basket, e campionati nazionali che ci intrigano molto, dando più possibilità di emergere alle squadre medie.

Siccome questa rubrica quotidiana è sul calcio italiano, non sui massimi sistemi, chiudiamo con una considerazione su Inter e Milan. Se Agnelli ha il diritto e il dovere di pensare al futuro a lungo termine della Juventus, si può dire la stessa cosa di Zhang ed Elliott? Cioè di due proprietà che aspettano solo il momento giusto per prendere i soldi e scappare. Detto questo, il calcio non è uno spettacolo (nel caso sarebbe uno spettacolo noioso, di solito) e rimane uno sport per tifosi: nessuno smetterà di tifare Juventus perché in Serie A farà giocare le riserve, nessuno smetterà di tifare Napoli perché giocherà in una Serie A di livello minore. Ma comunque siamo solo all’inizio della guerra.

Share this article