Adrian, la morte di Celentano

22 Gennaio 2019 di Indiscreto

C’era grande attesa per Adrian, il programma di Adriano Celentano con annesso cartone animato (o viceversa) in onda su Canale 5. E l’attesa è sempre stata la cifra stilistica del Celentano televisivo, parco di apparizioni e di ospitate da quando nel Fantastico 8 (stagione 1987-88) quasi per caso creò questo suo personaggio a metà fra il guru e il ragazzo della via Gluck, con pause e slogan memorabili. Ecco, l’attesa questa volta non è stata premiata perché il programma è orrendo, anche se la prima puntata ha avuto discreti ascolti: circa il 22% per Aspettando Adrian e circa il 19 per Adrian: la normalità, anzi un po’ sotto, per Canale 5, ma non un disastro. Nella parte in teatro Frassica in versione frate, non proprio un inedito, chiama vari personaggi e decide chi può o non può entrare in una presunta Arca. Un Frassica spalla di nessuno, visto che è solo, decisamente inferiore a quello che ogni settimana spopola da Fazio, forse anche imbarazzato per uno spettacolo improvvisatissimo che vive appunto solo sull’attesa di Adriano. Che si materializza solo per due minuti o poco più, bevendo la solita acqua, dicendo qualche banalità e poi scomparendo lasciandoci definitivamente a Juventus-Chievo per poi vedere registrato il lavoro di Milo Manara e sceneggiato, immaginiamo, dallo stesso Celentano: bellissimi disegni, giusto raffigurare lui e Claudia Mori eternamente giovani, ma storia inesistente. In pratica gli stessi pistolotti di Celentano ma in versione graphic novel.

Abbiamo letto che ci sarebbero altre otto puntate, ma senza il brivido dell’apparizione messianica dubitiamo che Canale 5 recuperi i 20 milioni di investimento (in pratica costa più dell’organizzazione di tutto il Festival di Sanremo) nell’operazione, che sembra improvvisata nonostante sia partita più di 10 anni fa. A favore di Adrian e di Aspettando Adrian, dedicati allo scomparso Gino Santercole, c’è che si tratta di qualcosa di diverso dalla solita televisione, qualcosa che non si vede né sui canali generalisti né su quelli di nicchia: insomma, l’ambizione andrebbe premiata e proveremo quindi a guardare la seconda puntata. A sfavore c’è che al di là della qualità (a qualcuno il cartone è piaciuto) si tratta dell’ennesimo monumento ad Adriano, che si comporta come se fosse ancora il leader del Clan e come se l’Italia del Clan, quella dei Vito Catozzo che lo idolatravano e imitavano, esistesse ancora. Al di là delle aspirazioni autoriali e della volontà di lasciare qualcosa ai posteri, si tratta di una televisione del passato, con i ritmi del passato e anche certi trucchetti da ufficio stampa (tipo i litigi, o presunti tali, con altri personaggi del cast, da Teocoli alla Hunziker) lasciano ormai indifferenti. Celentano potrebbe far decollare lo show scendendo davvero in campo, magari con un discorso contro Salvini e pro migranti, che sicuramente farebbe discutere ma che sarebbe almeno Celentano puro, invece che Celentano nascosto dietro riferimenti incomprensibili e comici che non fanno ridere. Se questo è Adrian, si potrebbe dire che la morte televisiva dell’ottantunenne Adriano è arrivata. Lunga vita all’Adriano vero, invece, anche se non ha più niente da dire.

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