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Tennis

Addio a Barazzutti e alla nostra Davis

Stefano Olivari 24/01/2021

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Corrado Barazzutti non è più il capitano dell’Italia di Coppa Davis: dopo vent’anni è stato sollevato dall’incarico ed al suo posto è stato messo Filippo Volandri, già da tempo nei ranghi della FIT. Non essendo Barazzutti un eversore del sistema o un nemico di Binaghi, è probabile che la sostituzione sia stata soltanto di tipo generazionale: Barazzutti è nato nel 1953, Volandri nel 1981. Certo non è che occorrano grandi energie o grandi viaggi per una manifestazione che di fatto è ridotta a una settimana all’anno, nella versione Piqué che comunque come idea di fondo è buona: la vecchia Davis importava soltanto ai tifosi delle due squadre coinvolte, turno per turno, quella attuale si è almeno data una possibilità di diventare una sorta di Mondiale.

Ma tornando a Barazzutti, onore ad un campione degli stupendi anni Settanta del tennis (maschile) italiano, con il quale abbiamo passato davvero tante ore, per partite spesso inguardabili (purtroppo lo splendido U.S. Open 1977, l’ultimo sulla terra, quello della semifinale di Connors, il cui comportamento fu sintetizzato da Gianni Clerici con l’espressione “La porcata del bastardo”, non fu trasmesso e ce lo siamo soltanto immaginato) ma sempre con il cuore oltre l’ostacolo ed una serietà enorme, da suscitare ammirazione anche nel suo ovvio antipatizzante Panatta.

Al di là dei buonissimi risultati nei tornei, con una semifinale anche al Roland Garros (massacro con Borg) e la posizione numero 7 ATP raggiunta nel 1978, con tanto di partecipazione al Masters (ma fu anche merito della rinuncia di Borg e Vilas), Barazzutti è stato uno straordinario uomo Davis, protagonista del trionfo del 1976 e di tanto altro. Uno dei ricordi più belli di lui giocatore è forse l’ultimo: il punto del 3-2 in Italia-Gran Bretagna 1984 a Telford, contro Dowdeswell, con Panatta capitano e lui a 31 anni quasi un ex giocatore (ridateci le carriere umane di una volta). Un abbraccio commovente, anche in diretta.

Come capitano in prima persona è stato un po’ il gestore di una generazione di livello medio-basso, che aveva proprio in Volandri la sua punta, ma anche dell’inizio della rinascita prima con Fognini, del quale è stato anche allenatore, e poi con tutti gli altri. Si può dire che Volandri erediti quella che in potenza è la migliore squadre italiana di sempre, con Berrettini, Sinner, lo stesso Fognini, Sonego, forse Musetti e tanti di livello più basso che in certi anni di Barazzutti capitano sarebbero state prime punte, come Cecchinato, o seconde, come Travaglia e Caruso. Questione anche di fortuna, in uno sport individuale (Barazzutti è comunque stato il discreto consigliere dei mini-team che hanno segnato la rinascita del settore maschile), e lui era il primo a saperlo visto che non si è mai intestato i meriti della generazione delle fenomene, quella della quattro Fed Cup, pur essendo stato importante anche nelle loro carriere.

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