A scuola da Micov

9 Novembre 2018 di Oscar Eleni

Oscar Eleni prigioniero al Monte Tabor in attesa che arrivi un Napoleone a liberarmi come fece il grande corso con il generale Kleber che le stava prendendo dagli ottomani. Tempo di spade, adesso che fanno di tutto per toglierci la penna e la sedia come al Forum, come in tanti altri posti. Pazienza, si tira a campare adesso che non ci unisce l’amore ma lo spavento, come diceva Borges. Un pensiero del Cesar Menotti citato nel suo ottantesimo di vita non per l’uomo che è stato, chi protesta giura che fosse connivente con chi tormentava l’Argentina nel 1978, ma perché quello che dice oggi ci sembra stupendo. Succede anche agli uomini che non tutti ammirano e se a sparlare del Flaco è Passarella, come ci suggerisce Alfio Caruso, gli credo, ma se lo fa Maradona, be’ si fa fatica a credere che possa dire almeno una verità dopo aver campato su un magico piede sinistro e troppe bugie. Torniamo alle battaglie brindando al premio CONI per Giorgio Reineri che corre per mari e per prati anche se non potrebbe, grande giornalista, grande compagno di merende senza miele.

Milano vicina all’Europa. Bel pareggio dell’Inter, sofferto pareggio del Milan, magistrale partita dell’Armani contro il CSKA anche se alla fine ha perso perché non aveva più energie, insomma non si era alimentata in corsa, non aveva bevuto, non aveva creduto che quella panchina così ricca potesse aiutarla, anche se poi potrebbe giovarsi delle scelte di Pianigiani belli capelli il Meo Sacchetti per le partite della Nazionale visto che gli italiani Fontecchio, Cinciarini, Della Valle e il naturalizzato Burns non hanno messo piede in campo nella notte magica di Vlado Micov. Peccato che non ci fosse il pienone ad Assago, con il Milan o il calcio di mezzo perdi sempre tanto pubblico, lo sanno tutti meno la RAI. Valeva il viaggio, il tormento del Palazzo fuori di mano dove il Comune ospitante non fa niente per agevolare chi arriva, chi esce, chi resta. Dove il posteggio è taglieggio, ma questo ormai lo sanno tutti e non devono neppure chiedere all’antimafia.

Una notte magica per vedere un nuovo pittore con la maglia Olimpia, il bel tenebroso Vlado Micov, nato a Belgrado il 16 aprile del 1985, stesso giorno della battaglia napoleonica e del ritorno di Lenin a San Pietroburgo. Sublime action painting per questo nostro Jackson Pollock dei canestri che sembra sempre in attesa di Godot al bar di fianco, sorbendo un caffè come facevano tanti dalle sue parti quando la scuola di Belgrado, della Jugo, era straordinaria, anche se poi c’è gente che nel parla malissimo adesso che i maestri quasi non possono difendersi. Maramaldi al potere. Contro il CSKA il terzo tempo di Micov è stato davvero un capolavoro. Arte al servizio della squadra, giocate da campione, sembrava davvero che il CSKA dei multimilionari fosse diventato tutto uguale al povero Hackett che si era perduto in un primo quarto da incubo. Poi la falce e il martello di Itoudis hanno fatto danni nella sala alimentazione di Milano. Sconfitta di misura dopo un più 13. Buon segno, buon vento. Questa Armani è da prime quattro in eurolega e siamo convinti che se le rotazioni arriveranno a dieci giocatori la strada sarà ancora più facile. Illusioni? Be’, non costano niente.

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