A lezione da Jasikevicius

18 Dicembre 2017 di Oscar Eleni

Oscar Eleni in eterno conflitto natalizio per trovare un rifugio che limiti la sbrodolata del volersi bene pur odiandosi. Soluzioni offerte? Una casa sull’albero fra le lavande laziali a Tuscania; una bella camera dentro le grotte in Cappadocia. Nessun collegamento con l’esterno. Meglio. Certo che ascolteremo il messaggero in arrivo dal mare agitato dei dirigenti sportivi che non sanno ancora se potranno tenersi feudi quasi famigliari perché il Governo nicchia, prende tempo. Nel gruppo c’è chi sbertuccia l’atletica e applaude, giustamente, quelli del nuoto. Vero che l’Europa non è il mondo, fa tutto per non esserlo, perché alla gente piacciono i passaporti, le dogane, i cambi ad usura, ma intanto a Copenaghen la squadra nazionale di nuoto ha fatto cose bellissime. Vi sembra un caso? Allora andate ai centri di allenamento dove lavorano tecnici di grande qualità cominciando dal Morini, dove faticano atleti che non hanno bisogno di farsi spiegare dal procuratore se vanno forte o piano, il cronometro parla tanto, di farsi inventare scuse scandalose per poter dimostrare che eri confuso quando ti hanno messo davanti un contratto da milionario come al “povero” Donnarumma. Sì, benvenuti anche quelli degli sport invernali. Si stanno muovendo bene per arrivare pronti alle Olimpiadi coreane. Tutti al lavoro senza il minimo dubbio anche se ci sono in giro i dottor Stranamore, anche se la vigilia del primo boicottaggio pesante, Olimpiadi estive di Mosca 1980, dopo la guerriglia di Montreal 1976, era più o meno come questa che porta verso Pyeongchang.

Casa sugli alberi o nella roccia per poter schivare la saliva del basket italiano che in Europa trova il legno più duro del solito, ma che , in compenso, si consola nel campionato nazionale dove, per tradizione non tanto natalizia, vincono più spesso di quanto meritano le squadre ospitanti. Soltanto Avellino ha saccheggiato la casa di Pesaro, un’astronave dove gli alieni sono quelli che ancora credono che si possa sopravvivere nei ricordi, con la passione, la similcompetenza. Per il resto viva il coro delle curve che perdonano tutto. Non ci si diverte tanto, giocano male in troppi, ma non ci si annoia. A quattro giornate dal termine del girone di andata che ci darà le squadre per le finali di Coppa Italia a Firenze, perché almeno in sei sperano ancora di affiancare Brescia, Avellino, Milano, Sassari e Venezia che sono sicure del posto al Pala Mandela, anche se fra queste c’è una malata che preoccupa come la squadra campione d’Italia entrata in crisi per colpa degli infortuni, ma forse non soltanto per questo.

Succede a Venezia con il freddo. Tempo fa ci rimise il posto Recalcati. L’anno scorso sembrava che anche De Raffaele potesse finire alla Giudecca, ma poi vinse la ragione, il lavoro. Fu scudetto storico. Inatteso. Una garanzia per l’allenatore anche se adesso si trova in mezzo a troppi giocatori che sono andati a lezione di emoticon. Le faccine da cazzo per far capire che non capiscono. Il guaio, se non hai dietro uno come Sardara, se non trovi le soluzioni geniali di Capo d’Orlando o Trento, se non hai società solide con gente competente ai comandi, che poi alla fine vincano gli stessi che si sono inventati li libro delle scuse per i “loro cari ragazzi”, quelli che la colpa è sempre degli altri. Speriamo che tutti abbiano la fortuna di trovare un Baraldi per difendere il progetto di un cavalier Zanetti che conosce l’amaro del caffè, ma, se lavori bene, sa darti anche lo zucchero.

Insomma sarebbe venuto il momento di rifare pulizia. Prima nel settore arbitrale dove la qualità cala vistosamente, poi anche nelle società perché dovremmo essere tutti stanchi dei brocchi che si rivolgono all’allenatore chiedendo troppo spesso “Ma cosa vuoi da me?”. Valigia, non farti più vedere. Certo bisognerebbe farlo con molti che sporcano l’acqua anche dei puri , usare il metodo Allegri col Dybala distratto (certo l’epidemia che colpisce gli sportivi più ricchi fa venire il nervoso), perché con questa meraviglia di Eurosport Player che fa vedere tutto scopri giocatori anche famosi che buttano via palloni in quantità industriale, ma sanno come difendersi: ehi, tu, ragazzo, ma perché me la ripassi e non tiri? Lo abbiamo visto, è documentato. Troppi rifiuti, paura di perdere il patrocinio del club tripla doppia, da parte di “campioni” dalle famose mani educate, il brodo di qualsiasi telecronaca dove ci sono i canestri del capitano, le ginocchia che si sbucciano, le partite vere che, stranamente, non sembrano diverse da quelle finte, da parte di gente che ha un peso e agenzie di collocamento rinomate, giocatori famosi che si nascondono e barano sul peso: quello corporeo, ma anche dei tiri che devono fare.

Dopo aver scoperto fra i fiori di lavanda che a Milano c’è molta emotività, ce lo fa sapere Pianigiani fra i guanciali di uno squadrone che può rinunciare a giocatori che altri metterebbero subito in quintetto, che nella città granda anche le bocche diventano larghe come quelle delle rane, dopo aver rivisto certe prestazioni, siamo arrivati a suonare l’organetto sotto la sede bolognese della Lega tanto per aiutare nella raccolta fondi, perché l’operazione che ha portato il circolo degli illuminati, sostenuto a viva voce dalla setta degli inginocchiati, a spendere 512 mila euro per un manager presentato e mangiato merita un’indagine senza dover pensare che Petrucci ha voglia di sbranarli questi della luxury tax per avere uno straniero in più. Ora per società “arricchite” dai 120, 130 mila euro dei contratti televisivi, questa cifra per liberarsi di uno che erano andati a cercare loro suona davvero male. Dalla casa nella roccia via con le pagelle al brucio come si usa quando trovi dei buoni agnolotti da condire.

10 A Jasikevicius, allenatore geniale di Kaunas, geniale come era sul campo, che ha detto chiaro ad un suo giocatore, per un tiro insensato che è andato a canestro, se sbagliavi e avessimo perso dovevi prendere un aereo diverso dal mio per tornare a casa. Sarebbe ora che lo facessero tanti allenatori vittime di giocatori che pensano ai fatti e alle cifre loro e se ne sbattono se poi il presidente caccia chi non ti ha cacciato.

9 A Manu GINOBILI che a quarant’anni decide ancora partite della NBA. Vero che persino gli amanti di quel mondo fatato, della Mecca di un basket che vive la luce riflessa del grande professionismo, ti dicono che fino alla 50esima partita stagionale tutto è in mano alla fata della finzione, ma intanto Manu dice a loro, a noi, che se hai vissuto in società serie, dove il lavoro conta più del vestito, allora hai un credito che altri non potranno mai permettersi.

8 A SUTTON e LEUNEN, pur così diversi, ma comunque fondamentali per la ripresa di Trento e il viaggio a luci spente, ma motori pronti a far volare, della Avellino del SACRIPANTI furioso coi superficiali vestiti da lupi, perché sono personaggi così a cui si lega la gente. Non ai viandanti che oggi si baciano la maglia e domani sono a cercare riso dorato in Cina.

7 A Sandro GAMBA che non ha paura di dare giudizi anche pesanti su giocatori coccolati, su squadre sovrastimate. Lo fa scrivendo, la fa intervenendo in programmi televisivi. Dovrebbero fare un corso tenuto dal Spartacus per la legione dei don Abbondio di casa FIP.

6 Al SODINI canturino che non ha tirato in ballo gli arbitri, quelli di Milano hanno ballato da soli come tanti loro colleghi, per la sconfitta contro gli Armani boys che ritrovavano il Goudelock magico, ma ha cercato altre spiegazioni. Bravo nel non trovare scuse banali, così come era stato bravo a parlarci dei suoi colleghi toscani più famosi, anche se mettere Banchi avanti a tutti gli farà perdere qualche amico.

5 A Luca BANCHI che ha spiegato la partitaccia di Hollywood Vujacic (0 su 7 al tiro) con la interpretazione personale che il giocatore ha dato alla gara. Inseguirli con un bastone sembra troppo crudele? Andrebbe fatto anche quando si vince perché certe interpretazioni sanno di marchese del Grillo.

4 A VENEZIA come squadra perché questa crisi che galoppa sta rovinando un bell’inizio di stagione e non bastano gli infortuni a giustificare tutto.

3 A REPESA perché in questo sabbatico pagato da Milano diventa ancora facile bersaglio di chi proprio non lo poteva vedere. Squadra tutta nuova, gli italiani che aveva lui o giocano poco e non giocano proprio e se ne vanno, ma per molti resta la pietra dello scandaloso paragone con mondi ignoti.

2 Ai campioni della VIRTUS BOLOGNA che non dovevano aspettare un messaggio forte della società per mettersi a remare tutti dalla stessa parte. Ci avessero pensato da soli forse adesso sarebbero davanti a Cantù e Capo d’Orlando, forse anche di Venezia. Le Vu nere valgono il quarto posto.

1 Al DIANA bresciano se dovesse prendersela perché in giro c’è ancora troppa gente che considera miracoloso questo primo posto davanti a tanti colossi. Porti pazienza, meglio non avere etichette ma punti in classifica.

0 Alla LEGA che gironzola con la coda fra le gambe dopo la liquidazione del suo manager. Alla FIBA che finge di non aver letto la sentenza europea che legittima l’organizzazione europea dei club e garantisce che puoi giuocare per chi ti paga. A quelli che vorrebbero squalificare BELINELLI per aver detto da Atlanta che le finestre per le Nazionali sono uno schifo.

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