Legge Cirinnà e unioni civili: sì o no?

12 Maggio 2016 di Indiscreto

La legge Cirinnà di fresca approvazione ha introdotto anche in Italia le cosiddette unioni civili, fra persone dello stesso sesso. Grossolanamente, come del resto è nel nostro stile, possiamo dire che le differenze rispetto a un matrimonio tradizionale sono principalmente tre: l’assenza dell’obbligo di fedeltà, l’impossibilità dell’adozione diretta come coppia e le modalità di divorzio decisamente più leggere (tre mesi i tempi). Fin troppo facile trovare i buchi in questa legge, sia su parti sostanziali che su questioni terminologiche come quella sul cognome e sulla definizione (Come chiamare le due persone coinvolte nelle unioni civili? Marito, moglie, Compagno uno e due?): questioni in fin dei conti non secondarie perché poi tutti nel quotidiano devono compilare documenti di ogni tipo. Parte integrante della legge è anche quella sulle convivenze di fatto, a prescindere dall’orientamento sessuale, ma qui si parla soltanto di diritti per così dire finanziari e di quello di assistenza. Il nostro ‘Di qua o di là’ è quindi sia ideologico, perché tutti abbiamo un’idea sul fatto che questa legge rappresenti o meno un passo in avanti (perfezionabile, ma pur sempre un passo in avanti) per la società, sia materiale perché molti pur essendo favorevoli alle unioni omosessuali ritengono questa soluzione un matrimonio di serie B con più problemi che soluzioni. Legge Cirinnà: sì o no? Formula bulgara ma necessaria, perché gli schieramenti sono trasversali e chi è progressista potrebbe trovarsi a votare in maniera conservatrice (o viceversa).

 

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