Lievità, la pizza per il campionato slow food

23 Marzo 2016 di Indiscreto

Ci sono espressioni come ‘Lievito madre’ e ‘Presidio Slow Food’ che ci ispirano i peggiori istinti e al Lievità noi inviati di Pagando il conto le abbiamo sentite usare entrambe da camerieri e purtroppo anche da clienti. Questa pizzeria aperta nel 2015 nella via regina delle pizzerie milanesi, via Ravizza, si è fin da subito proposta la missione impossibile di offrire la vera pizza. Un po’ come quegli allenatori che dicono di inseguire il vero calcio, invece che la vittoria…

L’attenzione alle materie prime, a partire dal lievito madre e dalla farina integrale, è evidente da parte dello staff a matrice campana (Napoli-Caserta). Ma lo è anche un certo fighettismo nel menu, che in Campania farebbe ridere mentre ci sono fin troppi milanesi che lo prendono sul serio. Già abbiamo spiegato il nostro concetto di milanese: chiunque non possa vivere in un posto diverso da Milano, ovunque sia nato. Per il nostro designer di Sasso Marconi e per il nostro hipster di Potenza trovare posto è abbastanza difficile: il locale è piccolo, una sala soltanto, e almeno cinque o sei volte siamo stati rimbalzati, senza l’umiltà (che peraltro non avremo mai) di metterci in coda fuori dal locale. Giusti gli antipasti, fritti napoletani assortiti, ampia la scelta delle pizze anche se con una leziosità gourmet che un po’ fa imbizzarrire noi nati nella odierna casbah (quartiere Stadera) e cresciuti nella periferia (Baggio). Cortese e veloce il servizio, il problema è proprio… la pizza.

Abbiamo provato una margherita fra le tante proposte (la Kumato: pomodorini neri Kumato, appunto, provola affumicata di Agerola e basilico fresco) e anche una di quelle cosiddette gourmet (la ‘Capperi che pizza’: pomodorini Gragnano dei Monti Lattari, capperi di Salina bio, olive nere caiazzane, aglio rosso di Nubia, origano di montagna del Vallo di Diano, basilico fresco), trovando buona la pasta ma con un difetto non da poco: la mancanza evidente di sale. In quella gourmet, inoltre, il pomodoro era sparso e liquido un po’ come avremmo fatto noi, sul vecchio preparato Cameo della domenica sera con il televisore acceso su Domenica Sprint. Vi sentite in soggezione perché non avete mai sentito nominare Agerola, i Monti Lattari e il Vallo di Diano? Kumato vi ricorda il nome di una casa di produzione di porno? Ricordatevi che stiamo parlando di pizze…

Di questo locale abbiamo letto recensioni entusiastiche, di quelle che non puoi contraddire. Ma cari giornalisti enogastronomici che non pagate mai il conto (perché lo paga il giornale o scroccate), della mancanza di sale si può accorgere anche la sciura Maria e non occorre essere stati vent’anni nella brigata di Cracco. Punto a favore delle pizze di Lievità è l’impasto soffice e il bordo ben fatto, napoletanissimo, senza invenzioni riguardanti la struttura. Dettaglio non trascurabile, visto che stiamo parlando di una pizza in locale carino ma non certo elegante, il prezzo un po’ alto: per pizza, mezza birra e caffè 21,5 euro a testa (senza antipasti né dolci, quindi). Frequentatori tranquilli, diversi napoletani e soltanto per questo mettiamo un asterisco alla recensione: magari avranno colto particolari a noi sfuggiti.

Conclusione? Adatto a chi vuole assaggiare una pizza ricercata, molto curata e anche inserita nel giro giusto (Lievità era al recente Identità Golose), per dire di averla provata in quelle cene fra coppie in cui si parla soltanto di ristoranti e viaggi (noi ne siamo fuori, ma così ci raccontano). Non adatto a fighetti estremi, che in ogni caso troverebbero la pizza di Lievità troppo vicina alla tradizione, né al tamarro di Baggio che senza la diavola o la quattro stagioni fatta all’egiziana non può vivere.

Lievità – via Ravizza 11 – Milano (MM1, fermata De Angeli) – telefono 02-91328251 – Sito web: www.pizzeria-lievita.com.

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