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La favola di Entong, dall’Inter al Kopi Luwak

di Dominique Antognoni

Pubblicato il 2016-02-26

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Strana la vita. Fino a quando viveva alla grande si svegliava alle sei del mattino per andare a giocare a golf, prima di recarsi in ufficio. Ora si alza sempre alle sei, ma per coltivare i campi. L’Inter lo ha rovinato. O, se preferite, si è rovinato per l’amore verso l’Inter (e Moratti). Comunque Entong Nursanto non rimpiange troppo i tempi passati, semmai fatica a capacitarsi del fatto che due mogli lo abbiano lasciato, entrambe per lo stesso motivo: da imprenditore di successo nell’editoria, desideroso di far parte del mondo dei super ricchi indonesiani, è diventato un pezzente pieno di debiti. Colpa anche di un bagno di sangue fatto come organizzatore di un’amichevole in Indonesia dell’Inter… Si sta riprendendo, è stata dura, ora ha in progetto il rilancio di alcune miniere d’oro con i soldi di un fondo di investimento. Gli auguriamo ogni bene. Nel frattempo, nella sua fattoria di Pemalang (Java), sta coltivando una marea di frutti esotici diversi e prepara i chicchi per il caffè più pregiato e costoso al mondo, il Kopi Luwak: “Lo zibetto, il gatto selvatico che ingoia i chicchi, è difficile da gestire. Non costa nulla averne uno oppure cento, tanto nessuno li vuole, basta raccoglierli nelle foreste: anzi, lo stato ti è riconoscente perché fanno solo danni. È più complicato trovare gente in grado di gestirli”. Su Indiscreto siamo più interessati all’Inter che agli zibetti, per cui andiamo subito al sodo evitando di tornare sull’articolo dell’altro giorno, stracopiato senza citazione (ma non c’erano dubbi) e sulle reazioni più o meno simpatiche generate: siamo più accomodanti del Direttore, diciamo solo che gli articoli si scrivono oggi, non ieri e soprattutto non domani. Ma torniamo a Entong, personaggio che abbiamo conosciuto in giro per gli stadi di mezza Europa, che si collega benissimo alla vicenda Thohir. Avrà anche perso milioni di euro, ma in Indonesia la gente che conta lo chiama ancora e i contatti li ha. Era il patron di un quotidiano importante, ora di proprietà di Thohir (non in maniera diretta), qualche notizia di prima mano riesce ancora a procurarsela. Così dopo avere scritto della volontà di Thohir di cedere (in totale o in parte) la sua quota nell’Inter, abbiamo pensato fosse una buona idea informarci di come venga vista la vicenda in Indonesia. Qui sotto riproponiamo l’articolo uscito su Il Giornale e le sue dichiarazioni, promettendovi di tornare fra pochi giorni con altri fatti che magari non faranno piacere ai tifosi interisti. O magari sì, per chi sogna che Thohir se ne vada. Il nostro pensiero è chiaro: Thohir non è meno bravo come imprenditore rispetto a tre anni fa. Semplicemente ha meno cash, la borsa penalizza pure lui e soprattutto si rende conto che mai e poi mai un club calcistico produrrà utili. Di conseguenza, da buon imprenditore, non è più interessato ad andare avanti. I grandi pieni di sviluppo del 2013 si sono scontrati con la realtà italiana o forse erano soltanto sbagliati: magari applicando le stesse idee al Sunderland sarebbe finita diversamente. Fosse stupido, Thohir continuerebbe a perdere dei soldi per dimostrare di avere visto giusto. Ma, come dicevamo, la prossima puntata fra poco.

Entong Nursanto è un imprenditore indonesiano ed è l’uomo che ha fatto conoscere l’Inter a Erick Thohir. Perché è anche da tanti anni il presidente dell’Inter Club di Giacarta dedicato a Massimo Moratti e 4 anni fa invitò il collega, ancora digiuno di calcio italiano, ad una serata. Conosce bene dunque Thohir ed anche Moratti, che nel 2010 gli regalò due biglietti per assistere alla finale di Champions di Madrid. Nursanto insomma sa perfettamente cosa c’è dietro i rumors di questi giorni, ed infatti non ha dubbi: «Erick si è stufato dell’Inter. Vuole venderla». I perché sono tanti: problemi economici, il crollo del prezzo del carbone, perfino 173 milioni di dollari che Rosan Perkasa Roeslani – uno dei due soci di Thohir all’inizio dell’avventura – deve rimborsare all’azienda di cui era direttore generale (la Brau). Un crac che ha fatto mancare un sostegno necessario alle casse nerazzurre. E poi la consapevolezza di non riuscire a
fare soldi con il calcio italiano, perché già tre anni fa Nursanto aveva ammonito: «Thohir non è Moratti. Non è un tifoso, non ama l’Inter: è un uomo d’affari, vuole soldi e non trofei. Non comprerà mai come Moratti e nemmeno come Abramovich. E scommetto che entro cinque anni si stuferà». Aveva ragione. Thohir fino all’arrivo di Mancini ha sperato di far quadrare conti e in un miracolo sportivo ed economico: adesso ha aperto gli occhi. Ed Entong, che ora coltiva caffè e si prepara per un colpo grosso nel ramo dell’oro, racconta al Giornale: «Tre anni fa Erick era all’apice della ricchezza: i valori della borsa avevano raggiunto picchi inimmaginabili. Lui ed i suoi amici, Rosan fra questi, erano disposti a investire un miliardo in un club di prim’ordine. Quando Moratti chiese solo 300 milioni per il 70% dell’Inter, pensarono ad uno scherzo. Erano convinti di aver fatto l’affare della vita: se ci costa così poco, dicevano, in qualche anno facciamo degli utili e andremo alla grande. Cresceremo e vinceremo. e invece…». Invece non è andata così: «O meglio, sembrava potesse succedere. Il primo anno è stato perfetto: Erick ha avuto una grandissima esposizione mediatica, lui è il più vanitoso della sua famiglia e non a caso si occupa di media e comunicazione. Però ora si è reso conto che non ci sono possibilità di guadagno: sulla carta aveva un piano perfetto, ma in realtà si è trovato a sborsare ogni anno somme sempre più ingenti senza un ritorno. E non sa come fare: la famiglia ha meno cash per via del crollo della Borsa, l’unica azienda dei Thohir che funziona è la Adaro, ma è di proprietà di Garibaldi, il fratello. Non brilla nulla, in questo momento: pensate che ha dovuto fare un’offerta pubblica di vendita per le sue reti radiofoniche che si chiamano Mahaka, incassando la miseria di cinque milioni di dollari. Ma chi glielo ha fatto fare? In Indonesia perde peso anche la sua rete televisiva, Jak Tv, che rimane una rete locale. Ha puntato tutto sul basket, ma chi guarda il basket in Indonesia?». Insomma il basket no, ma neppure l’Inter e persino le presenza al Club dedicato Moratti sono in calo: «Erick pensava che l’Inter lo facesse diventare più potente anche in patria e invece qui gli rimproverano di aver investito finora più o meno 380 milioni per un club straniero, invece di metterli nello sport indonesiano. E sapere quanto valgono questi soldi da noi? In più si aggiunge la perdita di appeal per il calcio italiano: i tifosi vogliono vedere in tv e comprare le maglie del Manchester City, Chelsea e Arsenal. Poi vengono le due spagnole: dell’Inter importa a pochi. Lui ha cercato di far crescere l’interesse per la squadra comprando un un quotidiano, Topskor, che ho fondato io ed era proprietà della mia ex moglie: lo ha pagato tre milioni in contanti e ha acquistato una nuova macchina per la tipografia per otto milioni. Ma i risultati sono modesti». Così ecco il perché della ricerca di nuovi investitori, secondo Nursanto: «Anche il caso Roeslani è stato un bel macigno: è finito praticamente in bancarotta e si è sfilato. Erick invece sta ancora bene, ma non così bene come tre anni fa. Così si sta guardando intorno e se troverà un acquirente venderà. Ha capito che mai e poi mai guadagnerà un dollaro con il calcio italiano e con l’Inter. Ma lo ha capito troppo tardi».

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