Qualcosa di nuovo, l’età di Max Pezzali

5 Novembre 2020 di Stefano Olivari

Qualcosa di nuovo è l’undicesimo album in studio di Max Pezzali, contando anche il periodo marchiato 883: è uscito qualche giorno fa e da allora lo abbiamo ascoltato in loop su Deezer fino a sentirlo nostro come tante canzoni dell’artista pavese, grande tifoso interista e icona degli anni Novanta italiani. È un disco che ci è piaciuto molto fin dal primo ascolto, forse il primo disco di Max Pezzali che guarda al futuro anche se i testi sono sempre fra il citazionismo e la nostalgia.

Chi legge Indiscreto sa che non siamo fan dei featuring (nel disco ce ne sono con J-Ax, Gionny Scandal e Tormento, pagando una sorta di tassa trap), perché di solito mascherano la mancanza di idee. Invece in Qualcosa di nuovo le idee ci sono, con anche qualche gemma come In questa città, uscita come singolo l’anno scorso, una delle più belle canzoni su Roma scritte da non romani.

La canzone che dà il titolo all’album non è stata scritta da Pezzali, segno di umiltà e di intelligenza (ti allunga la carriera) quello di utilizzare l’ispirazione degli altri. Quella più significativa è secondo noi Più o meno a metà, una specie di inno pan-generazionale e non più furbamente generazionale.

Del resto Pezzali ha una caratteristica quasi unica, nella musica italiana: ha perso molti vecchi fan, ormai cresciuti, che lo identificano solo con Come mai e Rotta per casa di Dio (la canzone che più ci rappresenta e che vorremmo fosse suonata al nostro funerale), ma pur essendo nazionalpopolare è diventato un cantante di culto per molti rapper e trapper, che del resto gli hanno rubato molti temi e intuizioni, togliendo ironia e aggiungendo droga, immaginaria vita in ghetti per duri, misoginia e volgarità varie. Max Pezzali rimane però inimitabile, da quasi trent’anni, e può continuare ad avere successo anche fingendo di dimenticare i suoi classici.

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