Il signor Giancarlo oggi

21 Novembre 2020 di Indiscreto

Il signor Giancarlo, quello delle Amazzoni che vinsero la battaglia grazie alla loro F(spazio)GA, il leggendario concorrente della Ruota della Fortuna che preferì la gloria ad un effimero guadagno, viene spesso evocato su Indiscreto per simboleggiare varie cose: l’uomo comune che sa stare al mondo, il quarto d’ora (ormai di secolo) di celebrità, lo spirito leggero e positivo dell’Italia in cui siamo cresciuti. Così abbiamo avuto un tuffo al cuore quando dopo avere scaricato la app di Mediaset Play, passando da una clip famosa all’altra, ci siamo imbattuti nel racconto del giorno dei giorni (questo il link).

Dal sito di Mediaset abbiamo quindi appreso che il nome completo del signor Giancarlo era ed è Giancarlo Pelosini, che veniva da Rosignano Solvay, Livorno e che lavorava alla Telecom (“Ex Sip”, la sua precisazione commovente per noi che comunque avremmo capito anche Stipel). Non ci ricordavamo che fosse stato campione per quattro puntate di fila, vincendo 43 milioni di lire e due crociere Costa, nonostante da fan di Paola Barale fossimo abbastanza fedeli al gioco presentato da Mike Bongiorno. Ed in ogni caso, per regolamento, il signor Giancarlo non sarebbe andato oltre la quinta, trasmessa il 13 marzo 1995.

Li accadde quello che tutti ricordano o che comunque hanno intercettato sul web più volte in tempi recenti (ne abbiamo parlato anche noi, cinque anni fa). Ma ogni volta notiamo particolari nuovi, come la risatina del signor Giancarlo ben prima che si arrivi allo showdown: aveva capito tutto tre passaggi prima, come Platini. Di culto anche l’espressione timorata dell’altra concorrente, dopo la parola magica pronunciata da Pelosini. Che comunque supera il momento difficile e va a vincere salutando Mike e tutti noi con 51 milioni e 300 mila lire, scomparendo per decenni. Giusti i tributi dei giorni nostri, il più trash di tutti l’intervista di Massimo Giletti che lo invita a guardare una scosciata Giulia Salemi e poi a pronunciare la parola che lo ha reso eterno. E lui, con sotto il baffo l’espressione di chi sa, non si fa pregare.

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