Undicesimo Dpcm, l’Italia della faccia di circostanza

19 Ottobre 2020 di Indiscreto

Lo sport professionistico italiano sta morendo, quello dilettantistico finita l’era Covid risorgerà con qualche centinaio di migliaia di bambini obesi in più, visto che oggi la pratica sportiva avviene quasi totalmente in contesti organizzati. Per adesso siamo agli allenamenti distanziati, in attesa di nessun allenamento. Però l’undicesimo Dpcm dell’era Conte, ripetiamo, undicesimo, non poteva fare di più per lo sport dopo 8 mesi di terrorismo mediatico, politico e medico fatto interiorizzare al popolo.

Tutto sembra ormai accettabile, il peggior insulto possibile è ormai quello di negazionista del Covid, di cui vengono omaggiati anche i tantissimi che del Covid hanno paura ma non dimenticano che si muore anche per altre cause. Ma tornando allo sport, cosa cambierà mai per un club di Serie A di calcio che possa far entrare allo stadio al massimo 1.000 spettatori o per uno di pallacanestro che ne faccia entrare 200? Il costo degli steward sarebbe più alto degli incassi… Numeri giusto per fare un po’ di ambiente a beneficio dei telespettatori, peraltro sempre meno. Come si fa ad allenarsi distanziati in uno sport di squadra? È come andare in quelle palestre che hanno guadagnato una settimana di vita.

Insomma, non c’è una soluzione giusta e in fondo un governo di miracolati, a partire dal presidente del Consiglio, non sta in questa materia facendo peggio di tanti altri apparentemente più seri. Non essendoci una risposta esatta, Forrest Gump vale quindi De Gasperi o Churchill. A dirla tutta, meglio la prudenza tardo-democristiana di Conte dell’estremismo etico di PD, Articolo Uno e roba del genere. Il problema è che il governo si sta occupando unicamente di questa materia, come se esistesse soltanto il virus. Quando durante la Seconda Guerra Mondiale si giocava a calcio, in Italia, anche nei suoi ultimi due anni, e non è che morissero meno persone.

Cosa vogliamo dire? Che dal CTS ai mille telescienziati, si mescolano raccomandazioni mediche a raccomandazioni etiche, a volte in clamorosa contraddizione. Lo scenario migliore dovrebbe essere quello di stare il più possibile all’aperto, ben distanziati, invece si sta inducendo la gente a rimanere chiusa in case con aria viziata e altre persone che inevitabilmente pochi contatti con altre persone li hanno avuti. Il messaggio che si vuole lanciare è il seguente: la situazione è grave e nessuno ha la bacchetta magica, però non ci si deve divertire anche se il divertimento ha impatto zero. Insomma, come quando c’è un morto bisogna fare la faccia di circostanza, guardando in televisione i profeti della seconda ondata.

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