Ligabue, è andata così

28 Ottobre 2020 di Paolo Morati

Abbiamo letto la biografia di Luciano Ligabue che – intitolata È andata così e scritta per Mondadori con Massimo Cotto, che fornisce anche le sue opinioni sui fatti narrati – nell’introduzione mette subito in chiaro lo spirito di una carriera, laddove parla di trent’anni di “professionismo da dilettante”.

I trent’anni sono quelli che separano l’oggi dal suo esordio discografico del quale abbiamo già parlato in un altro articolo. Partendo dalle radici di Luciano, con ricordi di infanzia e il sangue di una suora, di Correggio e delle radio libere, di primi concerti visti e sentiti (quello di Lucio Dalla con tanto di autografo nel locale gestito da suo padre), e fatti, di primi dischi acquistati (Darwin del Banco del Mutuo Soccorso), e così via.

Il libro fa luce sulla passione del Ligabue giovane e sulle occasioni sfuggite fino all’incontro con Pierangelo Bertoli e a quel primo disco prodotto da Angelo Carrara e rifiutato dalle più importanti etichette. Come un dilettante che cerca appunto di trasformarsi in un professionista, in un contesto dove è difficile diventare quelli veramente bravi se non hai fatto una gavetta, con il successo che ti arriva, come nel caso di Ligabue, a 30 anni.

Ogni album è sviscerato nei minimi particolari, canzone per canzone. Ogni tour raccontato nei suoni e negli eventi. Ogni film (di recente abbiamo rivisto Radiofreccia) ripreso nelle storie e nei dettagli. Tantissimi gli aneddoti a dipingere un mondo, quello della musica, che dietro le quinte rivela i suoi lati più duri e difficili. Non anticipiamo nulla, c’è veramente di tutto. Dai concerti davanti a otto persone a quelli non iniziati finché non si incassava il pagamento pattuito, ai primi palasport e quindi gli stadi. E i dischi di successo e quelli meno, le amicizie e le collaborazioni interrotte e molte fotografie e citazioni.

Una bella opera che racconta come è appunto andata a Ligabue, e non solo riservata ai fan che naturalmente si ritroveranno nelle situazioni e nei ricordi più dell’ascoltatore occasionale.

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