Le mascherine di Elkann

5 Ottobre 2020 di Indiscreto

L’obbligo di mettersi le mascherine anche all’aperto sembra imminente, in tutta Italia, fra la serena accettazione della maggioranza della popolazione: anche il fascismo sanitario, come del resto tutte le dittature, ha bisogno di consenso. E al tempo stesso il governo Conte risolverà il problema della crisi dell’auto, il nuovo Lee Iacocca si chiama Roberto Speranza. La FIAT-FCA produce macchine che non compra nessuno? Ecco la soluzione: riconversione, da fabbriche di auto a fabbriche di mascherine chirurgiche.

Qualche giorno fa su Repubblica, giornale di proprietà degli Elkann-Agnelli, abbiamo letto che a Mirafiori, il luogo simbolo della storia FIAT, e nello stabilimento di Pratola Serra, Avellino, sono già state prodotte 100 milioni di mascherine targate FCA (molti bambini di nostra conoscenza le hanno già avute in distribuzione a scuola, fra l’altro) e che a riconversione ultimata ci saranno ben 44 linee di produzione dedicate unicamente a questa protezione anti-Covid.

Quantificando, significa la produzione di 27 milioni di mascherine al giorno, in pratica più del 50% (visto che i bambini piccoli ne sono fuori, almeno per ora, anche se la licenza ottenuta è anche per la mascherine pediatriche…) del fabbisogno nazionale. Insomma, il ‘patto della mascherina’ fra Conte ed Elkann, di cui avevamo letto un mese fa sul Tempo, pare funzioni. Anche altre aziende si sono in parte riconvertite in questo business finanziato dalla Stato, cioè da noi che paghiamo le tasse, ma come al solito, come accade dai tempi della Prima Guerra Mondiale, la parte dell’asso pigliatutto la fanno gli Agnelli.

Sarà un caso, ma i media italiani stanno cavalcando la paura come raramente è avvenuto per altri fenomeni ugualmente gravi. Certo la saldatura fra grande capitale e una politica debole ha in passato prodotto diversi danni: chissà se l’anno scolastico durerà abbastanza per arrivare con il programma fino al Novecento.

Share this article