Il calcetto ai tempi del Covid

15 Ottobre 2020 di Indiscreto

Perché fra le tante misure anti-Covid prese dal governo italiano quella sul calcetto, anzi contro il calcetto, si è guadagnata i maggiori titoli? La spiegazione più semplice e più vicina al vero è che l’argomento interessi in prima persona circa 3 milioni e mezzo di italiani, secondo le stime della FIGC: si può dire senza timore di smentita che il calcetto, o calcio a 5, sia in Italia lo sport in cui la differenza fra reali praticanti e tesserati (che sono circa 100.000) è maggiore. Forse solo ciclismo e corsa si avvicinano a queste proporzioni.

Insomma, pur in declino per motivi più volte dibattuti su Indiscreto, il calcetto è il vero sport amatoriale italiano. E noi personalmente lo amiamo alla follia come praticanti, fin da quando avevamo il fiato e la voglia di giocare (anche) a undici, un po’ meno come spettatori: il calcio a 5 giocato bene è tatticissimo e la palla, per esprimerci in adanese, è sempre coperta. Impossibile, quando il livello è buono alzare la testa, e impossibilissimo dribblare. Quando il livello scende invece ci si diverte, per questo anche da vecchi si può giocarlo, pur con lo scenario del pronto soccorso da tenere presente. Per questo una squadra organizzata va oltre i valori dei singoli molto più di quanto non accada nel calcio, come provano le figure fatte da ex calciatori.

Non entriamo nel merito medico-scientifico di questa misura contro lo sport amatoriale, anche se un qualunque telespettatore di Mirabella sa di medicina più di Speranza, ma sottolineiamo ancora una volta l’ossessione etica che ha ormai preso la maggioranza degli italiani: del virus non sappiamo in sostanza ancora niente, questa la linea, ma facciamo almeno la faccia seria di circostanza. Il calcetto è cosa da poco, lo ammettiamo anche noi, ma già il divieto di assembramento ci evoca qualcos’altro.

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