Gli Hommes di una volta

19 Ottobre 2020 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalle montagne peruviane dell’arcobaleno, ascoltando un vecchio saggio: scherza coi fanti, ma lascia stare i santi. A Bologna non ci ha pensato nessuno nel giorno di San Luca e le tre squadre sportive più accarezzate sono andate tutte fuori strada come il Nibali che al padrone della Virtus faceva sognare voli in rosa anche se bisogna dire che la femminile in testa alla classifica nel basket mitiga in parte la giornata delle streghe, del sole malato.

Colpa delle stelle, con qualcuno bisogna prendersela come si vede in questa  tragedia esistenziale che invece di far vergognare un Paese che ha chiuso ospedali, che gode licenziando, depotenziato le scuole pubbliche e la sanità per tutti, cosa che titilla i lobi unti del trumpismo, lo scatena in guerricciole di quartiere. Se fai sei un despota, se non fai costringi gli altri e fare e loro non ci stanno. Altro che autonomie. Quelle si rivendicano per illudere, ma nel momento del bombardamento si salvi chi può e i poveri aumentano, così come le casse dei ricchi si riempiono. 

A Bologna, siamo sicuri, Mihajlovic non è più il santo guerriero, Djordjevic non è più il profeta coraggioso, figurarsi cosa pensano di Sacchetti adesso che Antimo Martino, liquidato dopo una bellissima stagione dalla Fortitudo, è andato a rubare le certezze di una Virtus con la sindrome di Stoccolma. Si innamora dei suoi sequestratori, quelli che sul campo non sono mai colpevoli di niente, anche se hanno una giustificazione che sembra intossicare il sangue di tante squadre, in molti sport: perché fare fatica se poi questi fermano tutto come l’anno scorso quando eravamo in testa e potevamo vincere una coppa ?

Li capiamo tutti, persino il Pirlo che, portato in sedia gestatoria alla Continassa, adesso sta pensando che dovrà travestirsi per sfuggire agli stessi che non vedendo l’ora di liberarsi degli stracci di Sarri ora pensano che il problema vero sono le lacrime del Dybala artista capriccioso. Figurarsi se non siamo solidali con Antonio Conte, pure lui beatificato e poi maledetto, con la scusa di essere il re dei piagnoni pur prendendo più soldi dei suoi colleghi.

Per fortuna uno come Pioli ne ha viste tante e non si illude, così come doveva fare Iachini a Firenze, un posto bellissimo, ma tanto difficile nello sport. A proposito. Siamo tutti convinti che i soldini dei ricconi arrivati da altri continenti siano utili, ma per i tifosi mai contenti il primo esame di ammissione dovrebbe essere semplice. Caro amico, caro paisà, lo stadio di proprietà è importante, ma forse è meglio fare una squadra decente, rischiando, vedendo oltre.

La stessa cosa che viene subito in mente nel basket lacrimante, in mutande per davvero, con i dilettanti allo sbaraglio, in troppi senza mezzi per sopravvivere, con le giovanili obbligate a fare quello che avrebbero dovuto pensare sempre come basilare: curare i fondamentali individuali. Il pensiero fisso che ti prende guardando Cremona che è davvero la grande sorpresa in una stagione che Milano vorrebbe incatenare con la rabbia che aiuta la ricchezza a dominare, speriamo senza prepotenza per i miseri, con senso della misura, sempre, anche dopo aver batuto il Real e un Laso da Lasonil.

Siamo contenti che Portaluppi, sfilatosi dalla collina degli stivali ad Assago, abbia ritrovato da Vanoli il piacere delle cose buone, non solo torrone e salame, ma certo tutti i fenomeni del mercato devono dirci come è sfuggito un talento con le qualità di Hommes e non ci vengano dire che la doppia rottura ai legamenti ha sconsigliato il piccolo mondo visto che la NBA, per prima, non lo aveva preso in considerazione. Guardarlo sul campo, ammirandone tecnica ed atteggiamento, fa venire in mente che altri hanno preferito i lustrini, la figurina ben presentata dagli agenti, rinunciando a quella che era una regola base ai tempi della vera Milano, della vera Cantù, della Varese dove chi pagava si fidava di chi era pagato per scegliere e decidere: la chiacchierata per capire se dietro le piume c’era pure il cuore, un’idea che comprendesse per prima la squadra. Certo si sbagliava anche allora, ma se te ne accorgevi poi non perdonavi chi ti aveva ingannato così subdolamente, nascondendosi dietro l’esosità di chi li aveva presentati.

Stagione avvelenata, che non sai davvero se potrai finirla, anche adesso che i copia incolla del reame, quelli che nel calcio hanno scoperto la bellezza della bolla NBA, cercano salvezze a Gardaland, ma con una punta d’angostura da mettere nel bicchiere mezzo vuoto: vista la tonnara in fondo alla classifica, con le due retrocessioni come ghigliottina, vedrete che presto si creerà il partito del “chiudiamo di nuovo tutto.”  Forse avranno ragione loro, tanto il vaccino non arriva e, se lo troveranno, se lo prenderanno i paperoni così come ha fatto lo zio d’America, il parente più vicino a chi conosciamo bene anche qui. Fare i nomi come chiedono gli anticripto? Ce ne sono abbastanza e quindi lasciamo libertà di maledizione.

Pagelle per non scontentare l’unico estimatore dell’ultima fatica che aveva fretta di andare a mangiare prima che chiudessero il ristorante, magari nella tana milanese di un ex arbitro che fa benissimo il suo lavoro e offre vini eccellenti come dice il Faina che ieri ha compiuto gli anni.

10 Antimo MARTINO nel nome del Molise felice, allenatore di qualità e con dentro una forza sconosciuta a molti suoi colleghi che fanno soltanto i bellimbusti. Il trattamento ricevuto in Fortitudo poteva fargli fare la fine di Buscaglia. Ha reagito. Ha trovato in Dalla Salda, ne siamo stupiti, un grande appoggio, nel collaudato progetto reggiano la base per andare in battaglia col suo brigantino.

9 Al GALBIATI braccia conserte, che nasconde la tensione dei poveri  comportandosi come un vero guru. Cremona che doveva essere materasso adesso ne ha fatto scoprire uno non pubblicizzato dalle reti unificate, il tormentone dell’anno, quello con chiodi tipo Hommes che faranno sanguinare parecchi bulletti.

8 A VITUCCI e MENETTI, il primo vincitore con Brindisi, il secondo alla guida di una Treviso che si è mangiata 16 punti, perché la loro sfida ci ha detto che c’è vita sul pianeta.

7 A BUCCHI e i giocatori di Roma che resistono anche senza vedere rispettate le regole come dicevano all’inizio Lega e Petrucci. Si vede che la pandemia attacca per prima la memoria.

6 A SPISSU per aver vinto alla fine la battaglia con Fantinelli, chiarendo al “povero”  Sacchetti come stanno le cose se ci dovesse essere una scelta per Azzurra. Certo il primo, taglia piccola, aveva compagni dalla sua parte, il secondo, taglia media, soltanto pavoni tremebondi.

5 A POZZECCO perché, come succedeva a Gianburrasca, ti prendono di mira anche se stai nascondendo una pernacchia al vecchio Mancinelli con mano gelida sulla linea di tiro libero. Era liberatoria per aver rimontato una partita che la Fortitudo ha regalato con una difesa che dando 33 liberi contro gli 11 rimediati in attacco spiega tutto. Gli arbitri? Be’, avete visto in giro cosa c’è in Italia e in eurolega.

4 A DE RAFFAELE che, come ESPOSITO, ci sta tirando nella solita trappola fingendo di essere naufrago su un’isola sperduta, pronto però a tirar fuori i pugnali se provi ad andare a cercarlo. Non sempre, ma spesso e per questo nessun dorma pensando alla Reyer che già soffre vedendo le leonesse del Brugnaro in testa alla classifica.

3 Al BALDI ROSSI che avevamo criticato la settimana scorsa dandogli del gambero perché se può giocare partite come quelle contro la Virtus allora dipende solo da lui fare il salto definitivo  dalla categoria speranze a quella delle certezze.

2 Ad ABASS che proprio come a Milano è un guastatore a cui non riesce mai di accendere la miccia giusta. Lui, come ALIBEGOVIC, sembra prigioniero fra troppi attori che non sanno la parte.

1 Alla RAI che sembra decisa a chiudere la cantina dello sport proprio adesso che erano riusciti a farsi dare di nuovo il basket della stranissima prima serata che parte sempre alle 20.45, che piova o ci sia in concomitanza un avvenimento, una trasmissione più interessante.

0 A DJORDJEVIC e SACCHETTI se prima di mettere la loro faccia davanti ai giudici popolari, alle società, non si inventeranno la bolla infernale dove confrontarsi con troppi che fingono di essere dalla loro parte.

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