D’Angieri e il primo requisito per il Torino

1 Ottobre 2020 di Stefano Olivari

Nunzio Alfredo, per gli amici Pupi, D’Angieri non comprerà il Torino ma ogni tanto per i tifosi granata è bello pensare che l’era Cairo stia finendo e noi, attenti al marketing, parliamo quindi di questa incredibile storia. Nata da un intervento di D’Angieri a Tiki Taka, nella nuova versione di Piero Chiambretti, rilanciato da giornali e siti.

In sintesi: il finanziere italiano, ma cittadino del mondo, dalla consistenza patrimoniale incerta, ha rivelato a Chiambretti la sua intenzione di intavolare con Cairo una trattativa per il Torino e ieri su Tuttosport ha rilanciato. Sì, avete indovinato: il suo primo pensiero è andato allo stadio di proprietà, D’Angieri come nuovo proprietario granata vorrebbe anche rilevare dal Comune l’Olimpico-Grande Torino.

D’Angieri, presentato come ambasciatore del Belize e che l’anno scorso aveva smentito l’intenzione di partecipare all’Isola dei Famosi, ha avuto una vita avventurosa che lo ha portato a frequentare molti protagonisti della politica internazionale, da Arafat a Bergoglio, e calcisticamente possiede il primo requisito che deve avere un moderno proprietario del Torino, cioè non essere tifoso del Torino. Lui lo è della Juventus, fra l’altro, e proprio a Tuttosport dopo aver lodato lo stile dell’Avvocato ha spiegato che il calcio è business.

Va detto che il milanista Cairo negli ultimi tempi non è che abbia messo il Torino in vendita, ma per dare prova di serietà D’Angieri ha dato mandato ad uno studio di avvocati di sondare il terreno. Lo stesso studio, fra l’altro, che si occupò nel 2005 del passaggio del Torino fallito post Cimminelli alla società dei cosiddetti lodisti, che poi avrebbe lasciato a Cairo.

E quindi? Ci sembra tutto veramente falso, come l’album di Fiorello, mentre vere sono altre situazioni. La prima è che Cairo potrebbe per questioni inerenti la RCS essere fra qualche mese costretto a vendere il Torino. La seconda è che, non da oggi, è evidente la volontà dell’altra squadra di Torino di non avere un avversario credibile in città. Perché fino a poco tempo fa il target socioeconomico dei tifosi del Torino era nella media superiore a quello dei tifosi torinesi della Juventus, mentre sulla spinta delle giovani generazioni tutto sta cambiando: un bambino vorrà il poster di Cristiano Ronaldo o di Zaza?

Al di là del disfattismo italico la Serie A continua ad avere appeal nel mondo e di gente con soldi veri (forse non Cairo, forse non D’Angieri) disposta ad investire nel calcio ce n’è tanta. Magari in futuro il Torino avrà un proprietario che non sia tenuto sotto scacco su altri tavoli, ma ci crediamo poco.

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