La rapidità di Recoba

20 Settembre 2020 di Paolo Morati

Continuiamo la nostra carrellata sui gol di Alvaro Recoba (71 in totale quelli nerazzurri) atterrando all’Olimpico di Roma. È l’11 marzo 2000, sabato sera, e l’Inter guidata da Marcello Lippi affronta la Lazio. Il Chino parte titolare in attacco, al fianco di Zamorano, con Seedorf alle loro spalle, ed è proprio lui a siglare il gol del vantaggio. Innescato a centrocampo da Di Biagio, il numero 20 scatta in profondità, afferra letteralmente la palla con il mancino e lasciando sul posto Nesta e Negro, non esattamente gli ultimi arrivati, trafigge Marchegiani piegandogli guantoni e relativo contenuto.

Alla faccia di chi diceva (e dice) che Recoba era lento e indolente, un altro grande spunto di alta classe – per il movimento in campo, la rapidità di gamba, il controllo di palla e il tiro conclusivo – che sembra aprire a un’altrettanto grande serata. Peccato che a rovinare tutto ci si metta l’espulsione di Cordoba al quarantesimo con la sostituzione nell’intervallo del Chino a favore di Michele Serena per gestire l’inferiorità numerica. Come spesso accade in quel periodo, uscito il numero 20 per noi la partita perde una parte di interesse, prevedendone la inevitabile caduta nella banalità del calcio.

Nonostante il raddoppio di Di Biagio alla fine la Lazio riesce a rimontare chiudendola sul 2-2, con tanti rimpianti per i compagni dell’uruguagio vestiti nell’occasione in maglia gialla, raggiunti fra mille polemiche (arbitro Braschi) dalla squadra di Eriksson che due mesi dopo vincerà lo scudetto in volata sulla Juventus (in questo momento l’Inter di Lippi, senza Ronaldo e Vieri, è però a 3 punti dalla Lazio).

In noi, alla fine, resta la memoria di un grandissimo gol e la certezza (soggettiva, bisogna precisarlo sempre per gli italiani che con la comprensione dell’italiano hanno più difficoltà del Pistolero Suarez) che le magie in campo te le puoi aspettare solo da quelli come Alvaro Recoba. Poi si vince e si perde, soprattutto si perde (di solito un trofeo viene alzato da una squadra sola), ma le emozioni che ti danno quelli bravi non te le può togliere nessuno.

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