Il Recoba Club di Woodbridge, Ontario

16 Agosto 2020 di Tani Rexho

Alvaro Recoba è un giocatore che mi è sempre molto piaciuto, pur ritenendolo lontano dalla categoria dei fuoriclasse. Del resto nemmeno il Direttore o Paolo Morati hanno affermato che questa sia la sua categoria, ma solo che per i Recoba la gente il biglietto lo paga volentieri e che i Recoba lasciano più ricordi di tanti presunti ‘vincenti’. Un giocatore di culto, questo sì di sicuro.

Ma al di là di questo, volevo contribuire a questa fortunata rubrica con un ricordo personale dei primi anni Duemila. In quell’epoca lavoravo a Woodbridge, Ontario, una quarantina di chilometri a nord di dove vivo adesso, cioè Toronto. Venendo dall’Italia, fin da subito fui colpito dal gran numero di cognomi italiani di Woodbridge, anche se l’italiano non lo parlava quasi nessuno, per lo meno in mia presenza. Erano i figli e i nipoti di italiani emigrati nella prima parte del Novecento, molti erano veneti o campani. 

Sì, ma tutto questo cosa c’entra con Recoba? C’entra, perché quelli che non erano totalmente canadesizzati seguivano il calcio italiano con ogni tipo di satellite, nei bar e nelle case, coinvolgendo amici e amici degli amici magari più interessati all’hockey su ghiaccio. Parentesi: non ho mai in vita mia patito il freddo come a Woodbridge, quindi in inverno ogni occasione è buona per ritrovarsi al chiuso.

Il calcio italiano all’epoca mi mancava molto e trascinato da un collega entrai in una di queste compagnie, potrei anche definirle gruppi di ascolto. Non erano club organizzati, ma semplici appassionati. Comunque a casa di Roberto-Big Bobo (Vieri non c’entrava niente, anzi lui era inspiegabilmente tifoso della Fiorentina) il sabato e la domenica si radunavano anche cinquanta persone e devo dire che rispetto ad altre situazioni simili erano tutti più concentrati sulle partite che sulle birre. 

Il fatto di avere visto dal vivo molte partite del Milan a San Siro mi aveva trasformato in un’autorità tecnico-tattica e non faticai ad inserirmi nel gruppo di appassionati di Serie A. La cosa che mi colpì, visto che l’avevo sempre considerato un giocatore bravo ma come ho detto non un fuoriclasse, fu che a prescindere dal tifo erano tutti fan di Recoba e quando c’era da scegliere fra più partite sceglievano sempre quella dell’Inter, ma solo quando giocava con Recoba.

Il primo anno di Cuper all’Inter tutti erano furiosi con l’allenatore argentino perché lo faceva giocare poco, e così potei gustarmi un po’ di Shevchenko, mentre il secondo anno furono più contenti: non erano tutti interisti, nessuno era uruguaiano, ma tutti avevano scelto Recoba e del resto i loro figli avevano la maglietta di Recoba, non me l’ero sognato. Come spesso accade, uno inizia con un tormentone e gli altri gli vanno dietro. Sta di fatto che molti interisti lo sarebbero poi diventati, proprio grazie a Recoba. 

Un po’ dopo la mia partenza fu infatti fondato l’Inter Club Toronto, intitolato a Peppino Prisco che era morto da pochi anni. Lessi la notizia non so dove ma non approfondii, del resto non sono nemmeno interista. E poi di Inter Club in Canada ce ne sono diversi, da Ottawa a Montreal, non era una grande notizia. Solo di recente, leggendo questa rubrica su Indiscreto, mi è venuto in mente di andare su Google e digitare ‘Woodbridge, Inter, Recoba’. Scoprendo che l’Inter Club di Toronto ha la sua sede… a Woodbridge! Mi piace pensare di avere assistito alla nascita di questo gruppo di amici, che stavano insieme con il pretesto di Recoba. Magari il prossimo Inter Club, fondato dai loro figli, sarà intitolato proprio al Chino.

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