Il Mondiale di Juan Carlos

4 Agosto 2020 di Stefano Olivari

Juan Carlos di Borbone per noi sarà sempre il Re di Spagna seduto al Bernabeu fra Pertini e Schmidt, anche se la memoria inganna e il cancelliere tedesco era in realtà di tre posti alla sua sinistra. Però adesso che Juan Carlos di fatto è stato cacciato dal suo paese, per motivi seri (centinaia di milioni di euro frutto di tangenti, in conti a Panama, Bahamas e altrove) e un po’ anche di immagine (la sua presenza sulle riviste di gossip era fissa), bisogna rendergli i giusti meriti storici. Perché non ci ricordiamo molti re, forse soltanto alcuni inglesi, che abbiano difeso la democrazia come ha fatto lui.

Che paradossalmente, ma nemmeno troppo, fu inventato re da un dittatore. Franco infatti era formalmente un reggente della Corona, in attesa del ritorno alla monarchia, ma scavalcò il padre di Juan Carlos, il conte di Barcellona, e quindi una generazione, per dare agli spagnoli una sensazione di freschezza e rinnovamento. O, più concretamente, per plasmare il suo successore. La stiamo tagliando con l’accetta, in realtà nel variopinto mondo dei Borbone la concorrenza era molta: comunque alla fine Franco scelse Juan Carlos, quello che più di tutti sembrava uomo di mondo. E che avrebbe poi deviato, e non di poco, rispetto al progetto originario del Caudillo.

Sta di fatto che Juan Carlos fu nominato erede al trono da parte delle Cortes nel 1969, quando aveva 31 anni e già aveva sposato la cugina Sofia, e che nel 1975, alla morte di Franco, fu il vero protagonista della transizione verso una democrazia (la Costituzione è del 1978) che dura tutt’oggi, senza rinunciare all’immagine della monarchia (dal 2014, dopo l’abdicazione, il Re è il figlio Felipe). Juan Carlos è riuscito nel miracolo di tenere unite la Spagna franchista, che sotto poco mentite spoglie esiste ancora oggi, e quella antifranchista, quella centralista-castigliana e quella indipendentista, spegnendo sul nascere diversi tentativi di colpo di stato.

Il più famoso quello del tenente colonnello Tejero, nel 1981, con buona parte della Guardia Civil e dell’Esercito, in un momento politico caotico e con l’ETA al massimo della sua forza. Una storia molto interessante, che vide saldarsi due diverse visioni del golpismo, quella per così dire alla De Gaulle, rappresentata dal generale Armada, e quella franchista dura e pura del generale Milans del Bosch (ex Division Azul, per dire il tipo). Juan Carlos respinse entrambe, anche quella di Armada che era un suo fedelissimo. Va quindi ricordato non solo per le tangenti, ma anche per questo. Oltre che per il Mondiale 1982: inizio di una nuova Spagna, degli anni Ottanta, della vita, di tutto.

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