Contenti per l’Atalanta fuori

13 Agosto 2020 di Stefano Olivari

L’Atalanta è uscita ai quarti di Champions League contro il Paris Saint-Germain e molti ne sono contenti, al di là di tanti complimenti a denti stretti che sono stati fatti sinora alla squadra di Gasperini. Il motivo è semplice: tre quarti delle persone che seguono il calcio in Italia tifano per squadre basate, ognuna al suo livello, su figurine e dove gli strombazzati progetti non vanno mai oltre l’anno. Juventus, Inter, Roma, Milan: nessuna di queste squadre ha un allenatore in carica da più di una stagione e in tutti e quattro i casi (Pirlo, Conte, Fonseca, Pioli) ci stupirebbe che si andasse oltre le due.

Anche se il progetto dell’Atalanta non è l’allenatore, con tutto il rispetto per Gasperini che comunque l’Atalanta la allena dal 2016, ma la crescita costante di un gruppo di calciatori di medio livello, a volte medio-basso, rimanendo ancorati al proprio territorio come idea e soprattutto come proprietà, senza più la retorica del vivaio (il cui livello è calato tantissimo). Cosa, quest’ultima, secondo noi negativa visto che la salvezza è un mondo non tanto di Athletic Bilbao ma almeno di piccoli Barcellona, Barcellona di qualche anno fa.

Ma tornando all’Atalanta, fuori dalla retorica giornalistica standard del ‘tifare per le squadre italiane’ (ma chi ci crede? Fossero piene di italiani, poi… a un bolognese l’Atalanta suscita le stesse emozioni del Waregem) quasi nessuno fra la gente comune ha davvero tifato per l’Atalanta in una partita emozionante e per certi versi eroica, anche perché per merito del Paris Saint-Germain è stata giocata tutta in difesa e vincendo un numero insolitamente basso di contrasti fisici (Bangsbo e Borrelli erano gli stessi Bangsbo e Borrelli di prima).

La sfortuna è stata relativa, perché i franco-qatarioti hanno sprecato una quantità mostruosa di occasioni e da quando è entrato Mbappé hanno dominato, senza contare che nel finale c’era la situazione ideale per un gol di Muriel o Malinovskyi. Insomma, una partita vinta da quelli con i giocatori più forti, con molti di questi giocatori, non solo Neymar, che l’Atalanta potrebbero comprarsela.

Rimane il fatto che l’Atalanta stabilmente in Champions League, di puro campionato, ridicolizza le grandi strategie di Agnelli, Zhang, Singer e degli americani a Roma, con qualche punto di contatto (ma moltissimi meno soldi e appoggi politici) di Napoli e Roma. E molti tifosi delle suddette si comportano di conseguenza, aggiungendoci del loro: gli juventini della fallita (per loro, per noi no) operazione Cristiano Ronaldo, gli interisti che ricordano male Gasperini (ma avrebbero visto poi di peggio), i milanisti che la Champions non la frequentano dall’epoca di Allegri, i romanisti che l’anno scorso sono stati davvero ad un passo da Gasperini prima di ripiegare sul profeta straniero che a Roma ha sempre una certa presa.

Bisogna dire questo, pur non tifando Atalanta: Percassi in proporzione ai mezzi sta dando lezioni di calcio. Forse il fatto che sia un grande imprenditore (per patrimonio il numero 49 nella classifica italiana di Forbes) e non il semplice erede delle fortune di famiglia, oltre che un ex giocatore, oltre che un bergamasco, oltre che un tifoso dell’Atalanta, qualcosa conta. 

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