Weather, il tempo di Huey Lewis

18 Luglio 2020 di Paolo Morati

Siamo estremamente riconoscenti a Huey Lewis per averci permesso di assistere ad un suo concerto nel 1988 a Milano. Intesi, il biglietto lo avevamo comprato regolarmente, ma con il senno di poi possiamo ben dire che si trattò di un vero evento, considerati i pochissimi spettacoli che questo incredibile musicista di San Francisco ha tenuto in Italia nel corso della sua lunga carriera.

Una carriera che ha visto quest’anno la pubblicazione di un nuovo album intitolato Weather, e firmato ovviamente e ancora una volta come Huey Lewis & The News. Un lavoro contenente 7 canzoni per appena 26 minuti di musica, spiegato dai gravi problemi di udito in cui il buon vecchio Huey (70 anni compiuti lo scorso 5 luglio) è incappato causa sindrome di Ménière e che non gli permettono sostanzialmente più di cantare. Chi ne ha sofferto sa bene di cosa si tratta: acufeni, vertigini e diminuzione dell’udito, costante o a periodi, un dramma che non trova soluzioni.

Huey Lewis per tanti anni ha sofferto solo da un orecchio ma dal 2018 anche l’altro è stato coinvolto, per cui carriera compromessa stop a concerti e registrazioni. Weather, arrivato a ben 19 anni dal precedente di inediti Plan B, contiene quindi alcuni brani realizzati prima dell’infausta data, una raccolta che non smentisce la classe e il gusto di un cavallo di razza internazionale ormai colpevolmente dimenticato dai circuiti mainstream. E spazia su più tratti musicali, dall’apertura mezzo rock mezzo pop di While we’re young al country della conclusiva One of the boys.

Nel mezzo tutto il miglior campionario di Huey Lewis e della sua splendida voce, dal rock blues on the road di Her love is killin’ me e Hurry back baby al soul di I’m there for you al mezzo R&B in salsa funky di Remind me why I love you again fino alle atmosfere 50s della cover Pretty girls everywhere. Giudizio finale? Non ci troverete la nuova Hip to be square o la Power of love degli anni 2020, ma l’Heart of Rock & Roll che ricordavamo è comunque ancora solido e intatto. Il che non può che confortarci.

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