L’acqua Sant’Anna è finita

3 Luglio 2020 di Stefano Olivari

Perché l’acqua Sant’Anna finisce prima delle altre? In questo senso: perché nei supermercati che la vendono va via subito? Dopo centinaia di osservazioni presso il Pam di via Forze Armate, l’Esselunga di via Washington e il Simply di via Novara, visto il ruolo di fattorino per più persone che non guidano e/o non hanno l’auto (perché non ci vanno in bici o ordinano online?), oggi pomeriggio il solito doppio dispiacere: niente Sant’Anna e rimostranze delle persone a cui abbiamo portato le pur buone Panna e San Bernardo, manco contenessero acqua del Gange.

In un Pam semideserto, erano già partiti per le vacanze i non metaforici senegalese (sempre svogliato) e zingara (il cui figlio adolescente sfodera iPhone che non ha ancora Tim Cook) che di solito arricchiscono il parcheggio, ne abbiamo discusso con un altro infelice che cercava la Sant’Anna, uno come noi non abbastanza giovane né abbastanza vecchio per sbattersene.

Prima conclusione: la Sant’Anna viene, a torto o ragione, ritenuta più leggera di altre acque. Non siamo chimici e ci vediamo troppo male per poter leggere le etichette, prendiamola per buona: l’importante, per le vendite, è che la gente ne sia convinta.

Seconda conclusione, a cui già eravamo arrivati da tempo: la Sant’Anna è l’acqua più consigliata dai pediatri, un po’ come ai nostri tempi da neonati, negli anni Sessanta, era la Sangemini. Se possiamo essere elastici sui gusti personali, pur senza adattarci alla Uliveto, nella cultura non solo italiana il bambino è sacro e visto che oggi ce ne sono di meno nel 2020 lo è ancora di più: per chi ha figli piccoli impossibile presentarsi dalla propria moglie senza la Sant’Anna, per l’unità familiare è peggio che farsi sodomizzare da un trans sieropositivo, postando poi tutto su Instagram.

Nella nostra ingenuità però chiediamo e ci chiediamo: ma se c’è tutta questa richiesta per l’acqua Sant’Anna, non si potrebbe produrne di più? E a parità di produzione, perché viene imbottigliata soprattutto nelle bottiglie da un litro e mezzo, la cui plasticaccia di notte schiocca, invece che nelle più maneggevoli bottiglie da un litro? (Ci sono anche da 2 e 0,5). Magari le sorgenti di Vinadio, Cuneo, hanno un limite, magari no, ma c’è in giro gente disperata che per un’acqua sbagliata è costretta a cambiare supermercato.

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