La dittatura contro Bocelli

29 Luglio 2020 di Indiscreto

Andrea Bocelli è uno degli italiani più famosi e rispettati nel mondo, ma gli è bastato esprimere perplessità sulla dittatura sanitaria attualmente in corso in Italia (e ancora non era stato prolungato fino al 15 ottobre lo stato di emergenza salva-Conte) per essere accusato di negazionismo del Covid, come se parlassimo della Shoah, e linciato mediaticamente da più parti: da Fedez a quei politici che sul terrorismo da virus stanno costruendo la loro sopravvivenza fino al 2023, passando per tutti quelli che non vogliono riprendere a vivere e hanno proceduto al linciaggio web del tenore. E non sono tutti statali che timbrano il cartellino in ciabatte…

Ma cosa ha detto Bocelli, rarissimo esempio di artista italiano conosciuto oltre Mentone e Chiasso, per scatenare la rabbia delle suorine del pandemicamente corretto? Non ha certo negato l’esistenza del Covid-19 e non perché sia un virologo ma perché il virus lo ha vissuto, sia pure in forma leggera, sulla propria pelle. Con tanto di quarantena, questa sì oggetto dell’intervento di Bocelli al convegno di lunedì al Senato. Che testualmente ha detto, fra le altre cose: “Mi sono sentito umiliato e offeso per il lockdown, nel momento in cui sono stato privato della libertà di uscire di casa senza aver commesso crimine alcuno. E pubblicamente dico anche che in certi casi ho disubbidito volontariamente al divieto. Rifiutiamoci di seguire questa regola”.

Nessun negazionismo, insomma, ma la messa in discussione del lockdown come stile di vita. Concetto che nello scorso aprile aveva espresso con più durezza un peso massimo della politica europea come Wolfgang Schäuble: “La dignità delle persone viene prima della salvaguardia della vita”. Un’opinione, all’epoca non maggioritaria ma oggi forse sì, che può essere discussa ma certo non partendo dal linciaggio a colpi di body shaming. Ma quando ci si discosta dal pensiero unico si perde anche l’esenzione da politicamente corretto, se non pieghi la testa da ipovedente ridiventi subito cieco.

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