Juventus e lo scudetto che esalta solo i giornalisti

27 Luglio 2020 di Stefano Olivari

La Juventus campione d’Italia per la nona volta consecutiva, per esprimersi in italo-giornalistese (mai titolare che gli scudetti sono 36), interessa pochissimo anche ai tifosi della Juventus. Le poche decine di persone con bandiere bianconere in Piazza San Carlo dicono tutto: per la squadra nettamente più forte, che ha fra le sue fila 10 dei primi 11 calciatori della Serie A per ingaggio, conquistare il campionato italiano giocando da cani era il minimo sindacale.

Anche se per marketing bisogna illudere i tifosi lettori e telespettatori, non crediamo alla teoria delle grandi occasioni perse post lockdown da Inter, Atalanta e soprattutto Lazio: hanno buttato via partite, certo, ma la squadra di Sarri (per convenzione, perché questa è stata tutto tranne che una squadra di Sarri) ha quasi sempre giocato in ciabatte, perdendo le sue con Milan e Udinese (in che modo, poi), pensando alla Champions e alla fondamentale vittoria di Cristiano Ronaldo nella classifica marcatori. A questo campionato apertissimo non hanno creduto nemmeno i tifosi, come testimoniano gli indici di ascolto.

Poi il calendario con la Coppa Italia subito, che non ha permesso alla Lazio nemmeno di tirare il fiato per una settimana e che in ogni caso nel finale aveva come avversari dei bianconeri quasi tutti sudditi (e la Roma da qualche tempo è il più suddito di tutti, come si evince anche da certi rigori allucinanti), le cinque sostituzioni che hanno strafavorito chi già era favorito dall’ampiezza della rosa, il clima di sfiducia generalizzato, eccetera, sono tutti discorsi validi ma scompaiono di fronte a ciò che è stato il calcio italiano nell’ultimo decennio.

Con Inter e Milan, le uniche vere avversarie storiche della Juventus (per un solo motivo: come la Juventus hanno tifo e appoggi nazionali e trasversali, le altre sono tutte provinciali più o meno di lusso), suicidatesi fra la fine del vecchio mondo Moratti-Berlusconi e il nebuloso inizio di quello nuovo. Che poi Lotito e De Laurentiis (il Napoli ha giocato mezzo campionato, ma come titolari era da secondo posto) abbiano con intelligenza costruito squadre competitive gli può portare complimenti, ma non scudetti.

In sintesi, un campionato che ha esaltato i media e non solo quelli che devono vendere abbonamenti, ma molto meno gli appassionati di calcio e i tifosi in senso stretto, quelli della Juventus compresi. Se gli ascolti generali di Sky e Dazn si sono dimezzati non è perché sul nostro yacht la parabola funziona male. Quanto a Sarri, maestro senza una scuola e anche senza allievi, potrà avere un futuro bianconero soltanto vincendo la Champions, come un Allegri qualunque. Il suo ingaggio, senza senso per la storia e per il presente della Juventus, si è dimostrato un errore. Ma lui dal suo punto di vista deve festeggiare, a 61 anni, essendo davvero partito dal basso e senza sponsor: complimenti a Sarri, quindi, anche se non è stato Sarri.

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