Furti in casa, siamo tutti Ribery

6 Luglio 2020 di Stefano Olivari

La villetta di Franck Ribery, a Bagno a Ripoli, è stata svaligiata dai ladri mentre il giocatore della Fiorentina era impegnato a Parma, dove fra l’altro si è anche infortunato. Nessun danno alle persone, che non erano in casa, ma ovvia scomparsa di tutte gli oggetti preziosi, dai gioielli agli orologi. Il tutto seguito dalle parole di Ribery, sul fatto di sentirsi vulnerabile e di dover pensare prima di tutto alla propria famiglia. Traduzione: addio Italia. Almeno, questa è la minaccia.

Al di là del caso Ribery, bisogna dire che poche cose come il furto in casa fanno scattare l’immedesimazione nella gente, visto che il fenomeno tocca trasversalmente tutte le classi sociali e che non è necessario avere ‘qualcosa da rubare’ per essere derubati. Certo avere la collezione di Tex come bene più prezioso del proprio patrimonio aiuta a non entrare nel mirino per lo meno dei ladri professionisti, ma è un discorso stupido: dobbiamo rinunciare a comprare un Van Gogh perché un georgiano in trasferta ce lo può rubare? È un ragionamento tipo minigonna-stupro, che purtroppo si sente sempre di più.

Ma i furti in casa sono poi davvero un’emergenza nazionale? Nel 2018, secondo l’ISTAT, sono stati 191.374. In calo rispetto agli anni precedenti, ma sempre un numero enorme, considerando che in molti casi (per i pochi danni o soprattutto per sfiducia: a noi l’anno scorso è capitato esattamente questo, sia pure nel box, con due Bianchi a cui eravamo molto affezionati) nemmeno ci sono le denunce. Dati più recenti, citati dal Giorno, sono quelli della Procura di Milano che sempre parlando di denunce parla di circa 1.000 furti in casa al mese nella sola Milano.

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