Cuore Toro solo nei media

5 Luglio 2020 di Dominique Antognoni

Guardando Juventus-Torino è nata dentro di noi una domanda: fa più ridere la retorica sui vincitori o quella sugli sconfitti? Di sicuro nessuna delle due è parente del giornalismo. Poi secondo gli stessi autori di questi esercizi di stile se il quotidiano perde copie la colpa è solo dell’editore che non caccia i soldi all’infinito. o che non pensa ad un progetto editoriale. Fortuna che sono i giornalisti ad avere un serio piano editoriale, per esempio ‘Il cuore Toro’. Che accomuna Pulici a Zaza, Ferrini a Baselli, Pasquale Bruno ad Ola Aina, per non dire Valentino Mazzola a Verdi.

Non è un discorso tecnico, ma di status di una squadra. Nessun calciatore al mondo firma con i granata per via dell’epoca di Mazzola e Maroso e ancor meno per via dei tempi di Pulici e Zaccarelli. Di più: manco sanno che siano esistiti. Come Kalulu con Maldini (non sapete chi sia Kalulu? Fate bene, vuol dire che avete una vita. Ma lui non sapeva chi fosse il Maldini che gli hanno passato al telefono).

Tornando alla grande storia del Torino, al momento della firma non la conosceva Meité, ma nemmeno Lyanco e forse neppure Zaza (viene in mente la storica frase di Franco Rossi: “Lei non è uno storico!”). Tutti invece sanno quello che ogni persona sana di mente deve sapere: ovvero che nel 2020 il Torino è una società media, in una città con meno di 900.000 abitanti, dove quasi tutti (e tutti i giovani) ormai tifano per la Juventus. Non è un bene, non è un male. È così e basta. 

Il cuore Toro esiste solo per i giornalisti e per un grappolo di teneri e tediosi intellettuali. Perché sì, il club granata ha anche questa immensa sfiga, di avere fra i fan gente che crede di essere unica. Vale anche per chi tifa il Bayern di Monaco, oppure il Siviglia, però quelli che tifano Toro sentono obbligati a dirci che sono molto più attaccati al proprio club rispetto agli altri. Non è dato sapere il motivo e nemmeno come si misuri ciò. 

Per fortuna l’espressione “Cuore Toro” vuol dire nulla e passa inosservata. Ogni settore di attività ha le sue frasi inflazionate e svuotate di qualsiasi significato. Nel mondo della ristorazione si esagera con eccellenza, materie prime, qualità, chilometro zero, in altri si parla di etica, sostenibilità e via dicendo. Tutto a caso. Se il Toro vince è semplicemente perché in una partita ha prevalso sull’avversario, se perde è perché è stato più debole o sfortunato. L’espressione “Cuore Toro” non porta punti, semmai allontana i lettori (anche se più di così è impossibile).

Belotti è e sarà Belotti ovunque andrà a giocare. Ansaldi idem, Sirigu pure. Zaza gioca peggio nel Toro che nel Valencia, segno che il messaggio del cuore Toro é vuotissimo. Mihajlovic e Mazzarri hanno allenato mediamente bene ovunque, perché sono bravi e stop. Sulla panchina granata hanno fatto il loro, da professionisti seri. Non andavano a dormire pensando al passato del club e ai giornalisti che da decenni sanno ripetere una sola frase. Il Toro non ha nulla in più e nulla in meno rispetto alla Samp, all’Udinese, al Verona e via dicendo. Lo dice la vita vera: la vuole vedere diversamente un manipolo di tristi giornalisti con aspirazioni intellettuali.

Per Cristiano Ronaldo e Dybala la gara di sabato è stata solo una gara da vincere. Come contro il Lecce, il Genoa, il Bologna. CR7 non ha perso il sonno perché arrivato il derby, che è una gara a sé e amenità varie. Sono situazioni che non esistono, se non nelle teste dei giornalisti. Per CR7 quanto potrà mai contare di giocare contro il Toro? Zero. La Juve è forte e vince, il Toro è debole e perde. Fine del discorso.

Capitolo Cairo. Ha visto una opportunità nell’acquistare il club, gli fosse stata l’offerta la Samp forse l’avrebbe comprata. Niente di più e niente di meno. Tifa Milan, ma non conta. Fa il suo e lo fa mediamente bene. A volte il Toro può finire ottavo, altre quattordicesimo. Nessun dramma e nessuno scandalo. È una società media come tante altre. Davvero come tante altre. Non è che la tragedia di Superga abbia dato qualche superpotere particolare a Edera o possa far sì che Vagnati (per la Gazzetta un vero mito) strappi la firma di Neymar.

Conclusione: l’espressione “Cuore Toro” non ha portato una sola copia in più, sicuramente qualcuna in meno. Non ce l’abbiamo ovviamente con il Torino, che ci è indifferente. Il punto é che nessun giornalista si immedesima mai nel lettore, non fa parte del suo bagaglio culturale. Se lo facesse si chiederebbe “Non è che ho rotto i cosiddetti ripetendo le stesse parole per anni?”. Oltretutto queste pagliacciate non piacciono soprattutto ai giocatori, per lo meno ai pochi pensanti, visto che li carica di aspettative assurde.

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