White lives matter: Cairo in cassa integrazione

19 Giugno 2020 di Indiscreto

White lives matter: è il momento di dirlo? In alcune squadre di calcio e in alcune realtà editoriali forse sì. Partiamo dall’inizio, da Urbano Cairo e dalla cassa integrazione, che ormai sono sinonimi. Il presidente del Torino infatti chiederà il sostegno dell’INPS, di cui noi freelance siamo da più di 25 anni fedeli contributori, per pagare gli stipendi di 42 dipendenti della società granata: non Belotti o Zaza, ma 42 persone in gran parte allenatori del settore giovanile che non ricevono lo stipendio da tre mesi. La stessa mossa Cairo l’ha fatta anche come editore, per i periodici RCS.

La vera domanda è la seguente: perché nessuno critica un personaggio come Cairo, che di recente si è anche coperto di ridicolo insieme ad alcuni suoi giornalisti battendosi per lo stop della Serie A? Cioè battendosi contro i propri lettori e forse anche i propri tifosi: quanti granata sarebbero stati contenti di evitare la retrocessione in questo modo miserabile, sia pure con l’ombrello politico di Malagò?

La risposta è la solita e non saranno in tanti a scriverla nel paese in cui viene proposto ai giornalisti di scrivere per 7 euro ad articolo (fonte: Professione Reporter), come è accaduto al Messaggero di Caltagirone, generando anche invidia in altri giornali in cui i collaboratori scrivono per 3 euro o gratis, magari articoli indignati contro lo sfruttamento dei rider.

Il giornalismo è ormai un hobby, ad andare bene una seconda attività, per la maggior parte dei giornalisti. E quelle poche speranze di poterlo fare a tempo pieno risiedono nella possibile assunzione in quelle poche realtà editoriali tenute a galla da politica e banche (Intesa, nel caso di Cairo). Sogniamo un Belotti-Kaepernick (o Myrta Merlino, per stare su La 7 di Cairo) che domani si inginocchi, con la maglietta White lives matter, per difendere chi non arriva alla fine del mese.

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