Voglia di Babylon Berlin 4

8 Maggio 2020 di Indiscreto

L’unico difetto della terza stagione di Babylon Berlin, appena finita di vedere su Sky, è che sia finita. Dopo 12 puntate lisergiche e non soltanto per l’abuso di droghe nella Berlino di fine anni Venti, ma per la quantità di temi sviluppati a margine della storia, anzi della Storia. Militari prussiani che preparano una svolta autoritaria e sottovalutano l’alleato nazista, cinema finanziato dalla malavita, ribassisti alla vigilia del crollo delle borse di tutto il mondo, psicoanalisi, esoterismo…

Protagonista assoluta è ormai Charlotte Ritter (Liv Lisa Fried l’attrice), poliziotta dalle moltissime vite e non soltanto per il numero di volte in cui vede la morte in faccia: nel mondo della fiction esiste qualche personaggio femminile altrettanto forte e dalla personalità contorta (viene subito in mente la Carrie Mathison di Homeland), ma nessuno come Charlotte ci ha interessato per il come più che per il cosa: tutti sanno come andranno a finire Berlino e la Germania, non ci sono sorprese.

Forse l’abbiamo già scritto nella recensione alle altre stagioni, nel caso lo ripetiamo: la forza di Babylon Berlin risiede nel farci tornare ad un’epoca in cui tutto sarebbe stato teoricamente possibile, da tante spinte contrapposte c’erano nella Repubblica di Weimar. Può essere interessante ricordare che alle elezioni del 1930, con una Germania in ginocchio, il partito socialdemocratico (proprio la SPD di oggi) ebbe il 24,5% dei consensi, quello comunista il 13,1%, i vari partiti di destra liberale il 20%, quelli di centro anche loro quasi il 20%, mentre i nazionalsocialisti di Hitler il 18,3.

Ma tornando a Babylon Berlin, la cui quarta stagione non è ancora stata annunciata ma è praticamente sicura (dovrebbe essere girata a fine 2020), con gli stessi attori, dal nostro punto di vista di spettatori siamo felici dell’età relativamente giovane dei protagonisti, che può consentire senza problemi uno sviluppo narrativo fino al 1933 o, perché no, al 1945. In questo senso crediamo in molto nel giovanissimo Moritz Rath, il nipote dell’ispettore, iscritto alla gioventù hitleriana ma con una educazione democratica che forse verrà fuori. O forse no.

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