I prezzi sono aumentati

24 Maggio 2020 di Indiscreto

I prezzi sono aumentati? L’evidenza empirica di questa Fase 2 risponderebbe di sì, fra caffé a 1,30 euro (non da Cova), taglio più shampoo a 26 euro (non da Aldo Coppola), coppette di gelato a 5 euro (non in posti segnalati dal Gambero Rosso). Tutte cose pagate di persona, con scontrini che semplicemente riportavano cifre maggiori rispetto a tre mesi fa, pur senza evidenziare la cosiddetta tassa COVID di cui abbiamo letto da più parti.

Una tassa che non è una tassa, ma semplicemente un modo da parte dei commercianti di evidenziare sullo scontrino come le nuove norme su sanificazione, distanziamento, appuntamenti, eccetera, abbiano reso inevitabile un aumento dei prezzi che in scioltezza tocca il 30% in posti normalissimi. Chissà come queste percentuali entreranno nell’indice FOI, quello che misura l’inflazione per le famiglie legate a un reddito da dipendenti, base per il calcolo della cedola del Btp Italia appena collocato…

Facile la demagogia contro alcuni commercianti che userebbero il COVID per giustificare aumenti strutturali dei prezzi (come fu per l’euro, con la pizza margherita passata da 5.000 lire a 5 euro e adesso ormai in zona 10, nei posti più pretenziosi), meno facile capire cosa significhi avere la propria vita legata unicamente alla soddisfazione del cliente e in definitiva al risultato.

Se smettessimo di andare da un parrucchiere che costa 26 euro questo si farebbe due domande e magari abbasserebbe il prezzo, se invece accettiamo di pagare i 26 euro significa che il prezzo è giusto e che anzi il parrucchiere potrebbe anche fare un tentativo a 30. Non stiamo insomma parlando dell’acqua, dell’elettricità, del gas. Certo il giustificare gli aumenti con il COVID ha una sua logica, ma sembra davvero una scusa non richiesta visto che anche i più duri di comprendonio hanno intuito che il mondo è cambiato e quindi anche determinati suoi costi.

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