Chi lavora il primo maggio?

1 Maggio 2020 di Indiscreto

Primo maggio, festa dei lavoratori. Ergo non si lavora. Forse. Al di là del periodo di pausa forzato causa Covid-19, in realtà il primo maggio è un giorno di festa soprattutto per i lavoratori dipendenti di determinati settori, in quanto per altri comunque non è di riposo. Tra questi ci sono quelli che garantiscono servizi essenziali, ad esempio trasporti e ospedali, ma anche mezzi di comunicazione, con eventuali compensazioni o recuperi. Ma non solo.

Per i tanto vituperati e dimenticati liberi professionisti, le partite IVA o autonomi (lavoratori, intendiamoci) che dir si voglia a volte non esistono primi maggio, ma nemmeno sabati e domeniche. Se vuoi portare a casa qualcosa i giorni di festa sono di fatto un optional, ancor più in periodi di magra in cui devi accettare qualsiasi cosa, ammesso che ci sia. E quindi a chiudere in genere sono fabbriche e uffici, e poco altro.

In tutto questo la festa del primo maggio fa emergere il discorso più volte affrontato su Indiscreto, anche in relazione alla mitica Fase 2, sulla definizione di lavoratore che troppo spesso include solamente alcune categorie, in base alle convenienze delle parti. Anche se il vocabolario Treccani definisce lavoratore “In genere, chi lavora esercitando un mestiere o una professione e sim”.

Insomma, è lavoratore anche chi ha diritti ben diversi da quelli festeggiati in occasione del primo maggio, e chi si sogna il limite delle otto ore al giorno derivate dalle lotte degli operai che hanno poi dato origine alla ricorrenza. Sempre ammesso che oggi si abbia lavoro per (almeno) otto ore al giorno. Un sogno per il cameriere (dipendente) di un ristorante chiuso per sempre o per il tassista (autonomo) con clienti che non si muovono più di casa.

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