Si può correre, anzi ni

1 Aprile 2020 di Indiscreto

Nessuno ha ancora ben capito se oggi, primo aprile del 2020, un italiano possa correre sul suolo italiano. La risposta che abbiamo intuito è la seguente: sì per tutto il territorio nazionale, in prossimità della propria abitazione (qualsiasi cosa voglia dire prossimità), ‘ni’ in Veneto dove l’ordinanza regionale ha messo un raggio di 200 metri dall’abitazione e ‘ni’ tendente al no in Lombardia, dove l’ordinanza riprende la raccomandazione statale, senza mettere metri, ma con il presidente Fontana che vuole fare massiccia opera di dissuasione.

Consapevoli che fra dieci minuti potrebbero esserci novità, volevamo mettere nero su bianco una considerazione che abbiamo fatto qualche giorno fa con Oscar Eleni sull’atteggiamento odierno della gente (chiaramente quella che non corre) nei confronti di chi, al momento rispettando la lettera anche se non lo spirito di decreti e circolari, in pantaloncini e maglietta sgambetta solitario senza disturbare nessuno.

Ci ha ricordato l’atteggiamento medio che negli anni Settanta, prima non c’eravamo e non possiamo dirlo, molti avevano a prescindere nei confronti di chi vedevano fare attività sportiva in strada. ‘Fenomeno’, ‘Montato’, ‘Dove vuoi andare?’, ‘Dai che vai alle Olimpiadi’ le frasi più carine che venivano dette, con una escalation quando a correre erano (rarissime) donne, coronata da mani sui coglioni che anni dopo sarebbero state copiate, con altro spirito, da Michael Jackson in Bad.

Non è una questione di amore per l’atletica, anche se troviamo folle che la FIDAL non abbia speso mezza parola per difendere i runner, perché in un momento come questo l’atletica non ci sembra di vitale importanza. È il solito sordo e sordido odio di chi non fa un cazzo nei confronti di chi fa qualcosa. Magari anche di inutile, magari soltanto per se stesso. Morte a chi corre, comprensione per chi sette giorni su sette sta in fila a comprare un vasetto di pummarola.

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