Le famose code in libreria

16 Aprile 2020 di Indiscreto

La riapertura parziale delle librerie in alcune regioni italiane ci consente per una volta di parlare di un argomento su cui siamo preparati. Poi è chiaro che sul web basti Wikipedia per sostenere una discussione con tono anche saccente, ma non divaghiamo e diciamo che a noi come piccoli editori un mese di chiusura delle librerie ha causato un calo di circa il 65% del fatturato (il 35, per quanto riguarda Indiscreto, è dato da eBook e vendita cartacea attraverso librerie online) oltre al rinvio di tanti progetti.

A molte altre attività è purtroppo andata peggio (quante persone si iscriveranno a una palestra o andranno a bersi una birra con gli amici nei prossimi mesi?) e sinceramente siamo pessimisti sulla cosiddetta Fase 2. Perché le regole possono cambiare ed i divieti possono essere allentati, ma l’atteggiamento del pubblico (a turno tutti siamo pubblico, anche nella nostra attività) non si modifica per decreto. Chi ormai si è abituato ad assegnare ai virologi una funzione politica ed etica farà fatica ad uscire da questa sindrome di Stoccolma. Anche perché poi, diciamolo, a stare a casa non si sta tanto male.

Ma cosa volevamo dire, dopo il surreale dibattito intorno alle librerie, con Fontana (la Lombardia, il principale mercato del libro in Italia, è una delle regioni che le tiene chiuse) che sostiene che i libri si possono prendere anche al supermercato (quand’è l’ultima volta che è entrato in un supermercato?) e molti altri politici, tipo il sindaco di Bari Decaro, a sostenere che tanto i libri non sono un genere di prima necessità?

Una cosa molto semplice: non abbiamo in vita nostra mai visto una coda in libreria se non il 24 dicembre pomeriggio con la gente nel panico da regali, che cerca di uscirne viva investendo 15 euro e chiede cose tipo ‘Vorrei un libro per un ragazzo di 17 anni, ma non so cosa gli interessa’. Mettiamoci l’attesa per Harry Potter e il firmacopie di Luì e Sofì, comunque non andiamo troppo oltre. Insomma, se c’è un posto dove il distanziamento è sempre stato nella realtà quotidiana questo posto è la libreria, per quanto piccola sia. Certo l’atteggiamento tiepido delle grandi catene, Mondadori e soprattutto Feltrinelli, oltre che di alcuni librai, è sospetto, visto che tuttora in libreria, di catena o indipendente, si vende il 70% dei libri in Italia.

In estrema sintesi: fatti due conti, meglio vendere 50 copie online, licenziando tutti i commessi ed evitando l’affitto dei negozi, che 100 in libreria. Comprendiamo che chi è anche editore, dal grande al piccolo, ragioni così visto che sul campo i vari anelli della distribuzione si prendono il 55% e anche oltre del prezzo di copertina. Ma chi è solo libraio? I bilanci non spiegano tutto. Notiamo in tante categorie, dai giornalisti ai baristi, una sorta di inspiegabile cupio dissolvi.

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