Prezzi aumentati e noi peggiorati

10 Aprile 2020 di Indiscreto

I prezzi dei generi alimentari sono aumentati nelle ultime settimane in Italia? Potremmo anche togliere il punto interrogativo. La grande distribuzione è la grande vincitrice degli ultimi mesi, non soltanto da noi, perché oltre ad aver avuto un boom di vendite ha anche fatto familiarizzare tante persone con gli acquisti online. Ma anche il piccolo commercio, restringendo il discorso agli alimentari, non può lamentarsi.

Bisogna esultare? A prima vista no, visto che questo aumento di vendite è coinciso anche con un evidente aumento dei prezzi: un mal calcolato 10%, ad andare bene. Anche i meno attenti di noi, quelli che mai in vita loro hanno controllato uno scontrino, se ne sono accorti. Stamattina, tanto per essere concreti, da un fruttivendolo abbiamo pagato 18 euro per un chilo di arance Tarocco, 4 pere Decana e 4 mele Red Delicious e ci siamo sentiti presi in giro.

In certi casi, come per i limoni più volte citati in questi giorni, che sono andati al raddoppio per problemi fondamentalmente di produzione, gli aumenti hanno una giustificazione. In altri si è semplicemente sfruttata l’ondata di follia collettiva che ha portato a riservare agli alimentari una percentuale superiore dei propri soldi. Follia che ha toccato anche il cibo per animali, animali che pure sarebbero tranquillissimi pur notando che i virologi stanno improvvisando: presto qualcuno dei loro padroni toglierà dalla cameretta i poster di Burioni, di Pregliasco e della Capua per tornare finalmente a Dybala, magari lavandosi le mani più spesso di prima e pretendendo ospedali e case di riposo che rispettino l’igiene.

In questo comportamento dei vari Esselunga, Conad, Coop, Carrefour, Gigante, eccetera, non vediamo però nulla di male, nonostante il commentatore collettivo la pensi diversamente: quanti di quelli che si lamentano sono invece pronti a far valere il ‘mercato’ quando sono loro ad essere in posizione di forza, nella propria professione? Stesso discorso per i negozietti: se abbiamo la percezione che ci truffino, non torniamoci più e lasciamoli fallire. Poi noi saremo sempre pro negozietti, ma non certo per i prezzi convenienti.

Al di là della miseria pratica e intellettuale di controllare gli scontrini, c’è un discorso secondo noi più sottile da fare a proposito degli alimentari. Che l’anno scorso, secondo l’ISTAT, hanno rappresentato il 18% (escludendo gli alcolici dal conteggio) delle spese degli italiani. Secondo rilevazioni parziali, nell’ultimo mese questa percentuale sarebbe addirittura raddoppiata. E non è che sia aumentato nel frattempo il fabbisogno calorico, anzi stando sul divano tutto il giorno è vero il contrario. Mezzo mondo, allargando il discorso, è impaurito e regredito verso il soddisfacimento di bisogni primordiali. La mascherina è da mettere anche per la vergogna.

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