Domenica bestiale

5 Aprile 2020 di Paolo Morati

Sapessi amore mio come mi piace partire quando Milano dorme ancora vederla sonnecchiare e accorgermi che è bella prima che cominci a correre e ad urlare”. Così cantava Fabio Concato in uno dei suoi primi successi, Domenica Bestiale. Correva l’anno 1982, e noi l’ascoltammo per la prima volta un pomeriggio alla radio.

Era il momento in cui Milano aveva iniziato a diventare quella ‘da bere’, nel decennio per noi fantastico delle nuove scoperte ma anche del debito pubblico, del quale poi avremmo pagato le conseguenze da adulti. Ma era anche la Milano in moto perpetuo, una città della quale chi non la viveva ogni giorno si faceva a volte un’idea sbagliata, stupendosi di gente che camminava a passo svelto (quante volte abbiamo sentito dire “i milanesi corrono sempre”) invadendo le strade da prima mattina a tarda sera, senza fermarsi mai.

Tante cose sono successe fino ad oggi, tra ribaltamenti politici, successi e insuccessi (compresi quelli calcistici) e impatti di crisi finanziarie internazionali, ma Milano – una città da settimane fermata dal coronavirus in un momento di grande fermento – pure nelle inevitabili trasformazioni era sempre rimasta un insieme che correva e urlava, ricostruendo e trovando sì il modo di sonnecchiare ma poi anche di ripartire.

E così dovrà di nuovo essere, anche se quando finirà l’emergenza non sarà (saremo) più inevitabilmente la stessa nei modi e nei tempi. Ecco che bisogna cercare già oggi di ragionare in anticipo sul prima e il durante, per costruire (anzi fare) al meglio il dopo, condizioni e incognite permettendo. Ricordando nel mentre come e con chi trascorrevamo le nostre domeniche (bestiali?), e immaginando come potranno essere in futuro, magari andando anche noi al lago per poi fingere di essere sul mare.

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