La serva Italia del Dantedì

25 Marzo 2020 di Indiscreto

Perché il Dantedì è stato istituito con partenza il 25 marzo 2020? Così, a caso, o c’è una ragione? Un po’ tutte e due le cose. L’anno prossimo ricorrono i 700 anni della morte di Dante Alighieri, quindi non si capisce il motivo per cui lo scorso gennaio il Consiglio dei ministri abbia deciso di iniziare la celebrazione ai 699 dalla morte, oltretutto avvenuta a settembre.

Però è anche vero che molti studiosi, non tutti, della Divina Commedia collocano al 25 marzo la data di inizio del viaggio di Dante con il suo perdersi nella selva oscura, sulla base di un riferimento astronomico e di uno relativo alla data della morte di Cristo contenuti nell’Inferno. Quindi si può dire, in un certo senso, che la Divina Commedia inizi il 25 marzo 1300.

Ma al di là di questo, quali pagine potrebbero rileggere Conte e Gualtieri, anche se il colpevole del Dantedì è Franceschini, in attesa che Draghi rimedi ai loro danni? Non siamo originali e non vogliamo esserlo: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!”. Canto VI del Purgatorio, l’invettiva di Dante dopo aver visto l’abbraccio fra i mantovani Virgilio e Sordello.

Dante ce l’ha in particolare con i due poteri forti del tempo, la Chiesa Cattolica e il Sacro Romano Impero, che in chiave moderna potremmo sostituire con il partito politico di Bergoglio (“Ahi gente che dovresti esser devota, e lasciar seder Cesare in sella, se bene intendi ciò che Dio ti nota”) e l’Unione Europea con le clausole capestro del MES (anche se a rileggere i versi dell’invettiva, Dante chiedeva all’Imperatore ‘più Europa’). Forse non la più emozionante delle invettive patriottiche, genere che amiamo in maniera particolare, ma di sicuro la prima con questa forza. Buon Dantedì a tutti.

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