Il tempo del Subbuteo

6 Marzo 2020 di Paolo Morati

Subbuteo

Il calcio è probabilmente lo sport più popolare al mondo. Del resto bastano una palla, quattro maglioni come pali e uno spiazzo sufficientemente ampio come campo e si può organizzare la partitella del secolo. E da sempre, di riflesso, sono popolarissimi anche i giochi che lo simulano. Che siano analogici o digitali.

Oggi viviamo nell’epoca dei videogiochi iper realistici, con tanto di divise, nomi, volti, movenze, esultanze, telecronache, stadi… riprodotti alla perfezione (o quasi) per inglobare il giocatore in tutto quanto vive insieme al proprio joypad e ad avversari vicini e lontani, con anche i riflessi che ne conseguono sui campetti di calcio reali, con ragazzini che cercano di imitare le movenze possibili solo premendo una combinazione di tasti.

I videogiochi odierni hanno avuto degli antenati che ricreavano a fatica la realtà, anche se quando uscì il NASL Soccer dell’Intellivision si meravigliarono tutti di poter vedere dei giocatori che apparivano (alla lontana) come degli esseri umani, seppure lentissimi. In quegli anni analogici ancora su molti versanti per chi voleva simulare una partita di calcio, biliardino a parte, il massimo era il Subbuteo. Glorioso gioco da tavolo nato nel 1947 e diventato di culto in tutto il mondo con le sue miniature di plastica, il panno verde, e le porte con tanto di rete vera.

Così come Fifa o PES, il Subbuteo aveva e ha le sue brave squadre con divise ufficiali (o simili) per cui già all’epoca si poteva giocare, usando l’abilità delle punta di indice o medio, con un buon grado di immedesimazione, seppure lontanissimo da quello odierno digitale (nel 1990 uscì addirittura un videogioco che lo ricreava…). Una cosa seria, con tanto di federazione (la Fisct, Federazione Italiana Sportiva Calcio Tavolo) e corposo regolamento (consultabile qui), a partire dalla regola 1, il colpo a punta di dito. Senza contare tutti gli accessori dedicati a ricreare una vera e propria atmosfera da stadio in miniatura, tra tribune e riflettori.

Un altro mondo davvero rispetto a quello digitale, da toccare con mano, e che per gli appassionati non ha alcunché da invidiare rispetto al coinvolgimento emotivo e all’entusiasmo di una partita con gli odierni videogiochi. Facendo sorgere il dubbio se non fosse meglio prima, quando il Subbuteo era specchio di un’epoca analogica, più quieta nei modi e nei tempi, rispetto alla frenesia odierna che il digitale inevitabilmente impone.

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