L’Italia migliore

24 Febbraio 2020 di Oscar Eleni

Oscar Eleni protetto da Fabio Monti, sostenuto dal Cappellari, arruolato da Giuliana Cassani per una bella e forse troppo lunga serata in zona 7 a Milano, teatro degli Olmi. Notte dove l’ex mezzofondista Raffaele Geminiani, architetto, ex sponsor persino dell’Armani,  ha dedicato il suo talk show sportivo teatrale alla Pro Patria, dove è stato uno dei tanti mezzofondisti della bellissima scuola Rondelli, a Beppe Mastropasqua, il presidente dell’epoca d’oro e non soltanto per le scintillanti notturne organizzate insieme alla Snia di Sar e Giani.

Il re è nudo ha fatto dire ad una giovane del Musokan arti marziali, per lanciare la serata, per nascondere dietro i riflettori i troppi posti vuoti lasciati dai grandi della società in blu, ma per fortuna c’erano quelli veri,  uno persino arrivato da Asiago. Loro erano i re nudi. Giustificazioni per le assenze tante, troppe. Desolanti. Ci veniva il magone per Mastro, ma lui, come sempre era dalla parte di Churchill: Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale, è il coraggio di andare avanti che conta.  La Pro Patria  ci sarà sempre. Peggio per quelli che non c’erano, sappiamo come sono fatti, lo sapevamo anche quando diventavano campioni, li conoscevamo quando da modesti faticatori diventavano draghi sulle montagnette, in Svizzera, ovunque, sfidando il mondo, battendolo anche.

Notte di luna calante dove la passione di Geminiani, i ricordi di Erba, Marchei, la storia raccontata da Rondelli, la lettera d’amore di Mastro a noi e al mondo atletico che tende a dimenticarlo, la fedeltà e la passione di Corrado Tani, la promessa dell’ex ottocentista Castelli, uno di qualità, presidente oggi della Pro Patria Cus Milano (benedetti CUS e forse anche in questo c’entra qualcosa il Nebiolo cancellato dagli ipocriti, dimenticato da chi comunque riesce a fare sempre peggio), il messaggio alla Milano da bere con filtro, di riproporre, insieme alla Riccardi, la famosa Pasqua dell’Atleta che apriva ogni stagione.

Avrebbero voluto farla quest’anno ma l’Arena fa schifo, ancora schifo, la città non ha altro e la saccente assessora allo sport non riuscirebbe a spiegare il perché, d’altronde si sono vantati del nuovo Palalido ricostruito in 10 anni. Cosa volete che sia un ritardo come quello per l’Arena a cui non hanno mai tolto le inutili cancellate con la storia che era monumento. Sì. Come il Vigorelli.

A questi inutile chiedere se il XXV Aprile (ricorda qualcosa?) avrà finalmente una struttura per l’attività atletica indoor come promesso da almeno tre giunte, anche se la cosa viene sempre posticipata, magari privilegiando le bocce, sempre per una questione di voti. Milano e il palazzone di San Siro per grandi sport, dal basket al ciclismo all’atletica, adesso un posteggio. Per questo l’atletica porta ad Ancona, unico impianto italiano per l’attività al coperto, i suoi sogni, contenta per il nuovo record italiano di maratona di Faniel a Siviglia (altra terra per l’ultimo Nebiolo) che spodesta il grandissimo Baldini, felice di aver ritrovato la Vallortigara, contenta il giusto per i 60 di Tortu, allarmata il giusto per il saltino a 2.20  del Tamberi battuto da Fassinotti, a sua volta lasciato dietro dal cinese Zhang Guowei (2.26). Certo c’è voluta tutta la competenza e  la passione di Bragagna per far apparire almeno decorosa la domenica nel villaggio atletico, una pista che sembrava perduta nel nulla.

Non erano invece abbandonati dalla voglia i cestisti di Azzurra Fremebonda andati in pellegrinaggio per qualificazioni europee a Tallin, Estonia. Non battiamo le mani col direttore, come fanno i leccapiedi del sistema, gli stessi che il conte di Carimate, il maestro Corsolini, ha scomunicato per mancanza di passione vera, per il risultato, una vittoria ottenuta recuperando 14 punti di scarto, ma per aver visto qualcosa che da tempo mancava nel rettilario del nostro basket  quando in campo andavano i signorini buonasera, quelli che pretendevano l’inchino anche se non c‘era niente da omaggiare nel loro protendersi verso il canestro.

Sacchetti il nobile cinghiale da combattimento ha presentato a Napoli e in Estonia una squadra. Tenuta insieme da qualcosa che forse sfugge ai più famosi e ai più ricchi: giocare dando tutto quello che hai. Dicevano che le squadre di Meo avevano difetti evidenti nella preparazione delle difese, nella scelta degli allenamenti. Voci della perfidia e dell’invidia di chi il trenino se lo era fatto regalare con le ruote d’oro, gente che  certo non conosceva il marciapiede e il campo come il nostro Aiace di Altamura.

A Tallinn abbiamo visto difendere abbastanza bene e recuperare una partita che con certe belle gioie non avremmo mai vinto. Il re è nudo, avrebbero cantato volentieri gli stessi che mercoledì ci daranno un nuovo governatore e forse un nuovo sceriffo per la Lega. Se sarà Gandini meglio. No, il Sacchetti era ben vestito, ben appoggiato dai suoi amici tecnici, ben sostenuto da Michele Vitali, un nuovo capitano degnissimo, ben interpretato dal pilota Spissu che anche in serata senza tiro era davvero il  regista che da tanto tempo stiamo cercando in Italia e altrove.

Mettiamoci poi la coppia Virtus rappresentata da Baldi Rossi, magari fosse sempre così artista e muratore, e dal Ricci che a Meo deve almeno quanto ora deve a Djordjevic per progressi evidenti che escono dai giardini Margherita. Una giornata speciale per Candussi e anche qui  sembra di aver forse trovato un lungo di qualità anche se gioca in A2 a Verona. Una partita iniziata quando gli altri sembravano pronti alla resa l’abbiamo vista giocare da Akele, un bel talento fisico che ora a Cremona con Sacchetti ha fatto passi importanti per diventare qualcosa di più di una promessa nata altrove, cresciuta altrove, ma pronta per entrare nell’arca del nostro Noè dove certo dovrà far posto ad altri animali che hanno bisogno della vetrina nazionale per i loro sponsor e i loro agenti, ma che forse non riusciranno davvero a farlo stare seduto.

L’Estonia ci ha detto che se le squadre hanno dentro una loro anima, come quelle del Rondelli, del Mastropasqua nella pur difficile ed affascinante atletica, allora qualcosa si può costruire. Le qualificazioni europee sono per squadre sperimentali, in maschera, ma se guardi sotto il vestito  trovi qualcosa, certo più di quello che sta cercando vanamente Messina per l’Armani che è andato a purificarsi nella casa di Popovich a San Antonio, un rito di purificazione che sembra non aver fatto bene agli Spurs se il loro grande guru, dopo la legnata ad Oklahoma City dal Gallo, in conferenza stampa era muto dicendo che avrebbe parlato soltanto con il suo proprietario dopo la figuraccia. Anche re Giorgio ha mandato messaggi con i suoi velluti, dicendo che lo stupro è spesso quello che si nasconde dietro vetrine troppo illuminate.

Sport a porte chiuse mentre siamo isolati, quasi tutti in quarantena, nel misterioso Paese dove i fumatori non calano, anche se il tabacco porta cancro, i bevitori non si arrendono, anche se la cirrosi incombe, lo stesso posto dove il mercato nero dell’amuchina impazza, le mascherine sono esaurite per il terrore di un virus che ora fa trattare noi dall’Europa come noi facevamo con i cinesi, insomma una storia che si ripete, direbbe il paisà Commisso mentre qui la caccia all’untore segue a ruota quella a chi non è riuscito a farsi aiutare a casa sua fra una tortura e l’altra. Un disastro e  fanno pena tutti, ma non quelli che dicono di poter andare in rovina pensando solo ai schei, come dice un veneto al suo vicino lacrimoso.

Fra le  chiusure annunciate ci sarebbe quella del basket greco dopo l’assalto all’arbitro Lamonica, ma il divino Fasoulas, sapendo bene di cosa parla, ci dice che l’eurolega è solo politica e niente sport, lui che vinse un Europeo ad Atene quando le cicogne volavano altrove.

Dandoci appuntamento per quando  si tornerà a giocare abbracciamo Fiorella Alderighi, ex grande della standa e della Nazionale, per  aver dovuto salutare il suo caro Fabio Guidoni, nostro focoso avversario a piedi nudi sui campi di Viareggio dove imperava il Soppelsa, grande animatore del basket milanese, dopo essere stato uno dei giocatori di luce nelle squadre del professor Fassi al Simmenthal, uomo di sport a tutto tondo che ha fatto nascere gente di qualità, con allenatori che hanno fatto scuola.

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