Da dove viene la Sharapova

26 Febbraio 2020 di Stefano Olivari

Maria Sharapova, 33 anni fra un paio di mesi, ha lasciato il tennis giocato con un post su Instagram. Lo ha lasciato per motivi quasi esclusivamente fisici, dopo la seconda operazione alla spalla l’anno scorso, visto che l’essere precipitata al numero 373 WTA non le avrebbe precluso la maggior parte dei tornei: in pochi negherebbero una wild card alla donna più riconoscibile del tennis, antipatica a molte colleghe e inspiegabilmente a molte giornaliste.

Forse invidiose di una bambina che a 8 anni è stata staccata dalla madre per diventare una campionessa con i consigli di Bollettieri e i sacrifici del padre Yuri. Una su mille, non su mille normali ma su mille dotate e stramotivate, ce la fa e lei ce l’ha fatta. Rimanendo come persona anche apparentemente più equilibrata di tante concorrenti, nonostante ferite ben nascoste.

Evidenti i problemi fisici perché sul finire dell’anno scorso la collaborazione con Piatti a Bordighera era stata venduta da tutti come un’operazione rilancio, lei per prima asseriva di crederci. Anche perché il tennis femminile è così livellato che fra le prime 50 può vincere chiunque: nell’ultimo Australian Open, a questo punto l’ultimo Slam della vita della Sharapova, la finale è stata fra la testa di serie numero 14, la Kenin, contro una che non era nemmeno fra le prime 32 come la Muguruza, pur dal passato nobile. Come se fra i maschi la finale fosse stata fra Rublev e Verdasco.

Una situazione che ha indotto la Clijsters al secondo rientro e che rende ancora più grottesche tante polemiche sui premi delle donne, vista la disparità di interesse generato e il livello in tutti i sensi diverso dello spettacolo. La donna per sfondare mediaticamente deve essere, in proporzione, più personaggio dell’uomo e la Sharapova personaggio lo è sempre stato naturalmente.

Aggiungendo però la sostanza di 5 Slam vinti, fra cui Wimbledon a 17 anni, e 15 anni da protagonista, sia pure senza un gioco emozionante e neppure significativi miglioramenti tecnici rispetto alla sua adolescenza. Ma nel tennis, lo sport più onesto di tutti, non ci sono regali e la Sharapova si è conquistata davvero tutto con merito.

Per le sponsorizzazioni hanno contato anche la sua bellezza altera, il suo essere (o sembrare, che è la stessa cosa) padrona della propria vita, il suo spirito da imprenditrice e indubbiamente anche la sua doppia anima, russa e americana. Ma non ci sembrano crimini, così come il guardare una donna nella sua interezza e non solo per il suo rovescio.

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