Coronavirus a Milano

21 Febbraio 2020 di Indiscreto

Il Coronavirus si sta avvicinando a Milano e quindi si può mediaticamente dire che esista, dopo i primi casi di contagio in Lombardia. È brutto, ma funziona così. Visto che di pelle siamo contro ogni allarmismo e che soltanto ieri abbiamo riso di chi ha portato la farmacia sotto casa a esporre il cartello ‘Mascherine esaurite’, la domanda è una sola: dobbiamo preoccuparci?

Il virus si trasmette con un contatto diretto, stando vicino a un contagiato che tossisce o starnutisce, o mettendosi vicino alla bocca le proprie mani non lavate dopo avere toccato qualcosa di contaminato, quindi i mezzi pubblici sembrano fatti apposta per favorire questa trasmissione. In generale, per chi sta distanza di sicurezza da un contagiato (che certo non ha scritto in faccia di esserlo), lavarsi bene le mani è sufficiente ad evitare ogni paura.

La cosa preoccupante, non per la salute pubblica ma per quella mentale delle persone e dei loro medici, è che i sintomi sono gli stessi di una normale influenza. Circondati come siamo da ipocondriaci, quanti resisteranno alla tentazione di ‘farsi vedere’ dal medico o di andare al pronto soccorso? Fra l’altro due situazioni pericolose per gli altri, nel caso si sia veramente stati contagiati (nel dubbio telefonare al 1500, numero verde del Ministero della Salute).

Detto questo, ci sembra che una follia collettiva sia sul punto di scatenarsi. Senza un grande vecchio a complottare, ma soltanto per la stupidità della gente. La mortalità a causa delle complicazioni (di solito polmoniti) è del 2% nei soggetti colpiti, ma è difficile separarla dalla mortalità per patologie pregresse o per una classica influenza. In altre parole, per il Coronavirus moriranno quasi soltanto vecchi, come avviene per l’influenza (parentesi: l’anno scorso, solo in Italia, un centinaio di morti). Non essendo virologi non vendiamo certezze, ma di sicuro il panico non aiuta l’efficacia di eventuali misure igienico-sanitarie di massa.

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