Baggio alla Juventus

19 Febbraio 2020 di Stefano Olivari

Il passaggio di Roberto Baggio alla Juventus non è stato dimenticato, soprattutto dai tifosi della Fiorentina. Fu un’operazione di mercato che fece epoca, non per le cifre comunque notevoli messe in campo dalla Juventus, ma perché Baggio non sembrava entusiasta, anche se poi in bianconero, fino all’arrivo di Lippi, si sarebbe visto il miglior Baggio. Questo è il tema della nuova puntata delle storie di Matteo Marani, ‘1990 – Il caso Baggio’, in onda da venerdì su Sky Sport.

La vedremo senz’altro, perché per molti versi quel trasferimento rimane un mistero. Perché i Pontello stavano vendendo la Fiorentina, dopo tanti anni di buoni risultati, e i Cecchi Gori (padre e figlio) per forma mentale da produttori cinematografici mai avrebbero voluto entrare in una squadra priva della sua stella. Il trasferimento venne annunciato dopo la finale di ritorno di Coppa UEFA, proprio fra Juventus e Fiorentina, sul neutro di Avellino (in pratica i bianconeri giocarono due volte in casa), con 25 miliardi di lire per la società viola.

Guerriglia urbana a Firenze, ma soprattutto assedio a Coverciano dove la Nazionale di Azeglio Vicini stava preparando il Mondiale. I Pontello intanto continuavano a smantellare la squadra, vendendo Battistini all’Inter per 6 miliardi e mezzo, e il 21 giugno, in piena Italia ’90 si liberarono anche del club, venendolo ai Cecchi Gori per 17 miliardi. Come a dire che la Fiorentina valesse meno di Baggio…

Gianni Agnelli a chi gli chiedeva della riluttanza di Baggio spiegò che il problema era stato l’inserimento di Berlusconi nella trattativa, per portare il gioiello del calcio italiano nel Milan di Sacchi, di sicuro non su richiesta di Sacchi. Un’altra versione anni dopo avrebbe fornito Luigino Pellegrini, ex consulente di Baggio, rivelando che il giocatore era stato minacciato dalla Juventus con un discorso del genere ‘O accetti il trasferimento o non ti facciamo andare al Mondiale’.

Una buona versione per chi a prescindere vuole la Juve cattiva, ma piena di buchi visto che per il Mondiale Baggio era già stato convocato e che anzi, a Italia ’90, da juventino, fu scelleratamente sotto-utilizzato da Vicini. Senza contare la credibilità di Pellegrini, che non si occupava degli affari calcistici di Baggio ma che ne era soltanto consulente finanziario. Per sua sfortuna, visto che sotto la supervisione di Pellegrini l’incauto Baggio insieme a Carrera, Zironelli, Martina e altri investì nelle miniere di marmo nero in Perù perdendo, pare, sui 7 miliardi.

Chiudiamo con la nostra opinione. Baggio aveva comunque deciso, magari di testa sua o magari consigliato, di andare a giocare in una grande storica: diversamente avrebbe stoppato sul nascere anche le avance del Milan. Ma aveva intuito che facendolo avrebbe perduto la sua anima di campione condiviso, alla Gigi Riva. Con queste titubanze, più o meno genuine, invece sarebbe riuscito ad avere tutto: i grandi club (9 anni fra Juve, Milan e Inter), i soldi, l’amore di Firenze e quello degli italiani a prescindere dal tifo. Non vogliamo dire che sia stato un disegno lucido, ma certo questo è stato il risultato.

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