Piano triennale

25 Gennaio 2020 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sui bellissimi pony orlandesi di Connemara, nella speranza di vedere le cose con gli occhi dello splendido poliziotto Gleeson nelle sue ore felici. Qui, invece, c’è aria grama, quasi più che alla previdenza giornalisti sentendo i candidati, e puoi essere linciato per una chiamata al citofono, puoi tirarti gli stracci a mezzo stampa se il tuo fioretto ti sembra più bello di quello della rivale che ha vinto, battendoti, alle Olimpiadi. Grandi vecchi, giovani fenomeni come la tennista quindicenne che domina a Melbourne dove il tee-break a 10 salva Federer, ma continua a non piacerci.

Tira brutta aria anche nel basket Armani che anche fra gli applausi nelle sfilate di Parigi scopre i dolori del suo allenatore-presidente che ora è sotto il fuoco alimentato dai Sir Biss. Un bombardamento così, forse, se lo sta meritando, anche se continueremo a credere in Ettore Messina che certo non  ha vinto per caso in una bella carriera.

E certo se ne  può sbattere se viene guardato con astio da chi è così bravo da potersene stare alla finestra, pagato del re, come del resto succedeva a Milano quasi sempre con gli allenatori nel regno di chi, adesso, fa credere che le vendette da bullo fighetta del passato saranno le stesse se qualcuno oserà criticare questa Armani che gioca a basket, ma non fa quasi mai canestro.

Non siamo ottimisti come il sciur Gamba, ma per qualcuno deve essere caduto davvero in basso se da amato cittì adesso è diventato il più spietato dei carnefici di ”non è mai colpa mia” Pianigiani che la sua gloria l’ha costruita nella bella Siena di Minucci, ma rispetto a Messina gli manca qualche acro di trofei e dire oggi che l’Armani battuta dal Fenerbahce è una squadra ricca vale solo se lo stesso metro viene usato sempre, se non si finge di notare che contro furore Obradovic è già stato tanto fare pari e patta con l’andata perché se al Forum era lui nei guai.

Adesso al Messina mancano davvero troppe pedine e, purtroppo, i grandi vecchi non scuotono più l’albero come all’inizio, insomma non hanno la faccia cattiva di Ibrahimovic e hanno pure perso sensibilità. Certo risalire da meno 17, sfiorare il pareggio senza Brooks, Moraschini, Gudaitis, Nedovic, con Rodriguez che non vede più il canestro e Scola che lo trova con fatica, sembra quasi un’impresa. Non lo è accidenti, capiamo l’allenatore che tenta di salvare una ciurma che sta facendo il filotto nero e non dà l’impressione di poter tornare presto in vita perché se fai fatica a superare i 65 punti allora la differenza con le altre diventa troppo evidente. Ha ereditato gente da apericena, ma poi ha portato anche giocatori che hanno fallito malamente, il 18 per cento da tre è come la campana di San Vittore: ogni volta che suona è una condanna.

Milano in viaggio ancora per un po’, sperando che i bavaresi portino al Forum birra e non aspirine. Pagelle Armani sotto la torre di Galata dove i giannizzeri di Obradovic hanno fatto strage col tiro da tre che Milano, invece, mancava.

TARCZEWSKI 8: il massimo che poteva dare. Magari fosse così ogni partita.

SYKES 5: parte bene, poi trotta e alla fine diventa nocivo.

ROLL 5.5: dedizione, coraggio, ma nei limiti ben noti anche a chi lo ha ingaggiato.

SCOLA 5: al tramonto tutto sembra più bello, ma  se il buio ti imprigiona allora è dura. Credere in lui è un dovere, per rispetto.

GUDAITIS 4: una delusione come uomo più che come giocatore perché anche chi lo ha lasciato in eredità sapeva. Cura il giardino, il suo, non della squadra.

DELLA VALLE 6: per la buona volontà, per qualche buon tiro, ma resta distante dallo standard che serve in eurolega.

RODRIGUEZ 5: non sapremmo dire se fa più danni lui o il Llull che in questo momento vive la crisi del Real bastonato da Ataman, Larkin e  dall’Efes ormai primo in classifica.

CINCIARINI 5.5: si batte, fa quello che può. Non tanto.

MICOV 4: la brutta metamorfosi del nostro amletico professore. Gambe pesanti, testa altrove.

BILIGHA 4: due palle perse appena entri, peccato, ma la realtà è questa.

NEDOVIC 4: l’uomo di cristallo sembra avere una sola marcia, s’ingolfa da solo, sembra che non gli interessi.

MESSINA 5: questa tutela dei pochi rimasti, cambiando chi sta andando bene, tipo il Sykes all’inizio, quegli attacchi, cercando altruismo in chi non vede l’ora di andare a spasso, sembra utopia. Lui ha un piano triennale, ma attenti ai lupi  dentro e fuori casa.

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