Eriksen, Mazzarri, Cellino

27 Gennaio 2020 di Stefano Olivari

Christian Eriksen è un giocatore dell’Inter, che poi all’Inter serva è un altro discorso. Nel calcio di Conte dovrebbe essere l’interno sinistro, lo posizione attualmente occupata da Sensi, ma pur essendo un giocatore di tecnica super non è mai stato uno con la bava alla bocca. Certo è che le pressioni dell’allenatore, più per un mercato di lusso che per Eriksen in particolare, hanno reso inevitabile un’operazione a prima vista assurda: 20 milioni a gennaio per il cartellino di un giocatore in scadenza di contratto con il quale si era già d’accordo per giugno. Una cosa non da Marotta.

Nello 0-7 di sabato sera del Torino molti addetti ai livori hanno visto una squadra che ha scaricato Mazzarri, ben oltre le imbarcate che tanti prendono contro l’Atalanta di Gasperini. Un bell’assist per Urbano Cairo: se domani sera il Torino verrà eliminato contro il suo (suo di Cairo) Milan in Coppa Italia la panchina di Mazzarri quasi certamente salterà. Le scuse di Mazzarri sono spesso ridicole, però lo schema è chiaro: colpevolizzare un allenatore che ha il contratto in scadenza e al quale si devono dare ancora non più di 1,4 milioni lordi costa meno che costruire una squadra ambiziosa.

Guardando Brescia-Milan su Sky, venerdì scorso, ci è venuta in mente la considerazione di un bene informato: il Brescia di Cellino è l’unico club di Serie A che faccia pagare, pare sui 4.000 euro a partita, la postazione dei telecronisti alle televisioni che già nelle casse della società versano parecchi milioni (nel caso del Brescia siamo in zona 35 a stagione…). Una scelta curiosa, che nessun’altra società di A mette in pratica. Complimenti a chi ha scritto il contratto, comunque, se permette comportamenti simili.

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