Casa grande o casa piccola?

10 Gennaio 2020 di Indiscreto

Meglio la casa grande o la casa piccola? O meglio: a parità di cifra disponibile per l’investimento, meglio acquistare una casa da un milione di euro o quattro da 250.000? Domanda che ci è venuta in mente leggendo sul sito del Sole 24 Ore un’analisi del mercato immobiliare italiano, le cui conclusioni ovviamente dipendono dagli obbiettivi di chi compra.

La casa per abitarci con la propria famiglia è fuori concorso: lì qualsiasi discorso di razionalità finanziaria salta, visto che per la quasi totalità di noi medio borghesi rappresenta il bene principale, al di là del fatto che non generi reddito ma soltanto spese e perdite di tempo. La casa per investimento va invece valutata sotto il profilo della redditività, prima ancora che sulla rivalutazione dell’immobile che è molto più aleatoria.

In questo senso la casa piccola, il bilocale o trilocale, stravince visto che in certe città e in certe zone la redditività lorda può essere anche del 7-8% annuale, senza contare la suddivisione del rischio di morosità. Ma cosa si compra a Milano con 250.000 euro, nell’ottica dell’investimento in una buona zona con grande richiesta di case in affitto?

Mediamente 53 metri quadrati in zona Garibaldi, Moscova, Porta Nuova. A Napoli, al Vomero, con quella cifra si prendono 72 metri quadrati. A Roma 54 metri a Trastevere e 58 in centro-centro. Ci sembrano cifre un po’ basse, da case bisognose di una robusta ristrutturazione, per non parlare dell’arredamento, ma comunque possono dare un’idea.

La casa grande, che chiaramente al metro quadrato costa meno, è ormai soltanto per le famiglie come le intendevamo ai nostri tempi: genitori convinti di trascorrere insieme il resto della vita, due figli, spazio per eventuali ospiti. Queste famiglie esistono ancora, ma nelle grandi città molto meno. E allora consoliamoci levando un po’ di soldi al manager danese, all’influencer pugliese, al web developer messicano, al cake designer lecchese, al fuoricorso di Rovigo. Tutto degno di un paese sulla via della deindustrializzazione, un paese di affittacamere e camerieri.

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