Monumento a Rick Pitino

16 Dicembre 2019 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal bosco milanese degli spettri, un parco a Nord che è il doppio di Central Park, bevendo Gamay speziato preso per beneficenza nella cantina del prevosto di Lecco che vendendo 1000 bottiglie restaurerà l’oratorio. Siamo esaltati, non soltanto dalle sardine libere e belle, ma da tutti quelli che danno davvero una mano agli altri.

Dall’anonimo che ha pagato la luce al poveraccio che inutilmente chiedeva aiuto al burocrate ottuso, quello che non vede i buchi neri delle banche, ma è spietato con chi non ce la fa proprio. Non è vero che in giro ci sono soltanto urlatori infami, gente che odia e prega il suo falso dio, molti si battono.

Andate sui campi quasi deserti degli sport che sui giornali fintamente sportivi troverete nelle brevi, dietro le pagine Magic, troverete allenatori, dirigenti, gente che certo saprebbe rispondere al tonto di turno che si chiede perché dedicare a Cesare Rubini il nuovo Palalido. Sembra un’impresa pure questa per gente che lo sport lo cavalca senza conoscerlo, senza capire la meraviglia dell’abbraccio Goggia-Brignone.

Separate da un centesimo nel supergigante svizzero, splendide, solari, così diverse da quei guitti che si rotolano appena vengono sfiorati, così distanti da quei procuratori della NADO Italia che anche davanti all’assoluzione della magistratura vogliono comunque squalificare per 4 anni il medico Fiorella che fra le sventure della vita ha incontrato un marciatore di talento che, persa l’età dell’innocenza, adesso cammina insieme a chi assomiglia tantissimo al Bernardo Gui, l’uomo dei roghi nel Nome della Rosa.

Noi restiamo nel bosco aspettando Geppetto Benigni, grati di avere artisti del genere, meglio se ben diretti da un geniale Garrone, in un paese dove si dice anche che con la cultura non si mangia. Crediamo che persino quelli dell’Allianz siano disposti a sedersi sul tetto del palazzo di fianco a Rubini come sogna Tony Cappellari, uno che, erroneamente, sembra facile prendere a calci adesso che è solo spettatore professionista. Lui prova a resistere, proporre, anche se il suo mondo è cambiato davvero tanto se per sbagliare squadre, allenatori, certi acquisti si va sempre lontano dall’albero.

Certo che ci incanta la 52esima medaglia della Pellegrini, che stupisce la distanza fra il nuoto e le altre federazioni per sport olimpici. Studiano, lavorano, fanno squadra. Cosa ci sarà di così difficile da non riuscire almeno ad imitarli e non diteci che Barelli riesce spesso a non essere simpatico. Avercene di tigne del genere, ambizioso come tutti, ma certo saprebbe cosa fare del tesoretto per Ryder Cup e Olimpiadi che ora balla nelle mani del ministro, di quelli che hanno dato 500 mila euro ad un club di golf.

Non rispondiamo a chi ci chiede se la Russia messa al bando non è tanto diversa da altre nazioni che il doping lo foraggiano ancora. Ci addolora il tutto e dispiace per gli atleti che hanno lavorato e sofferto in un clima del genere.

Evitiamo di polemizzare con quelli che, nel basket, a Trento fanno cori rimpiangendo Buscaglia, avvelenando la vita del giovane Brienza che doveva certo sapere chi andava a sostituire, perché dovrebbero godersi, come trentini, il Maran che fa volare il Cagliari calcio dove un presidente illuminato ha deciso di dare la carica onoraria di numero uno a Gigi Riva. Se cerchi trovi gente di qualità ovunque, basterebbe non lasciare campo ai fanatici che metterebbero al rogo tutti quelli che non capiscono la loro religione, ammesso che ne abbiano una.

Aspettando il preolimpico di basket che potrebbe lasciarci in poltrona per la quarta volta in 16 anni, leggiamo irritati le solite dichiarazioni della generazione no tituli: “Azzurro nel cuore, ma dipenderà dalla condizione fisica”. Ultima voce nel coro degli stonati il Melli jazzista a New Orleans.

Fa venire i brividi la squadra di quelli che ha allenato micione Charlie Recalcati che considera Volkov il più forte dei giocatori che ha avuto e i suoi prescelti vincerebbero davvero a mani basse anche oggi: Davidino Andersen, Basile, Fucka, Galanda, Jura, Mannion, Marzorati, Andrea Meneghin, Myers, Pozzecco, Riva e Volkov, ovviamente. Peccato non avere in nazionale il suo quintetto Pozzecco, Basile, Myers, Galanda e Marconato. Peccato che Sacchetti non abbia fra i suoi esordienti quelli del Charlie: Hackett (20), Belinelli (20), Aradori (19), Datome (20), D. Gallinari (18).

Monumento al monumentale Rick Pitino, oggi guida del Panathinaikos Atene, ieri grandissimo guru nell’università, per aver detto a tutti gli allenatori, non soltanto di basket, che il monte salari non va a rimbalzo, in gol, non si occupa di tagliar fuori l’attaccante dalla porta o dal canestro. Pagelle brindando con il Gamay speziato del prevosto sempre maledicendo Marconato e Frosini che hanno fatto così poco per convincere le figlie a non innamorarsi della pallavolo, lasciando il basket.

10 A PANCOTTO e BUCCHI per la rimonta da meno 19 del primo, per il 18-0 a Trento del secondo. Certo fare il loro mestiere deve essere difficile, quando vincono, figurarsi come si sentono i colleghi battuti.

9 Alla coppia PATERNICÓ-SAHIN che ha diretto con PEPPONI la sfida fra Venezia e Milano, insomma gli ultimi 4 scudetti anche se le due non sono così serenissime, perché ci hanno fatto capire che abbiamo ancora arbitri di qualità.

8 A TEODOSIC che ci sta facendo riconciliare con il basket come abbiamo imparato ad amarlo: creativo, sublime, con lui sei sempre al caffè aperto della fortezza di Belgrado ascoltano il Boscia.

7 Al POZZECCO vincitore in volata sulla  “sua” Fortitudo per quello che riesce a dire e d ottenere da Vitali e dal Gentile che quando è così ispirato  ci è sempre piaciuto.

6 Al CARREA che ha portato Pistoia per la prima volta fuori dalle terre rosse della retrocessione. Impresa, un capolavoro che merita rispetto e riflessioni.

5 Agli ALLENATORI in genere che non hanno il coraggio di dire, che so, a Johnson Odom, Della Valle, Ruzzier, Tonut, Pesic, agli avventurieri che credono di farla franca con un canestro da lontano, che il loro tempo sta finendo se non cercheranno in palestra le soluzioni che invece trovano ascoltando famigli e agenti.

4 Al VAZZOLER che amiamo davvero perché la sua nuova Treviso è un capolavoro, ma che dovrebbe fare ancora un piccolo sforzo per dare  a MENETTI la squadra che merita, perché sono tante le partite perdute per aver finito energie e munizioni.

3 A VENEZIA e alla LEGA se non provano almeno imbarazzo per la “gabbia” dove sono ghettizzati i tifosi ospiti al Taliercio. Ogni volta che una telecamera  la inquadra ci dovremmo vergognare tutti, ma certo se siamo ancora ai divieti per certe trasferte, per certi gruppi, allora vuol dire che ci porteremo dietro il peggio anche se facilmente individuabile in spazi così piccoli.

2 Ai POSSIBILI AZZURRI per il preolimpico in Serbia se cominceranno con la solita litania: “Nazionale grande amore, ma dipende da come  starò al momento della convocazione”. Mani avanti come spesso sul campo. Cari Sacchetti e Petrucci dovete fare i conti con chi ci campa, su questi giocatori.

1 A CREMONA perché dopo aver respirato l’incenso battendo Milano e Virtus Bologna, si è trovata nella trappola di Pistoia con le polveri bagnate. Pensavamo che Sacchetti esagerasse nel chiedere cautela, ma li conosce meglio lui di noi.

0 Ai GIOCATORI di TRIESTE che non possono tradire così una società che ha fatto davvero miracoli per salvare l’ultima stagione, per dare una luce a quella nuova. Sul campo troppe belle gioie che nei finali dilapidano patrimoni come contro la Virtus  o sul campo di una Reggio Emilia che aveva le sue belle palle al piede.

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