Le auto più brutte del mondo

23 Dicembre 2019 di Furio Fedele

Quali sono le auto più brutte del mondo? È una possibile discussione natalizia, magari non geniale ma di sicuro più interessante di come sta la zia Maria o di quanti lavori abbia cambiato il cugino Giuseppino. Una domanda che ci vantiamo di poter fare nella nostra rubrica, per appassionati di auto non talebani.

Il clima natalizio di solito induce un po’ tutti a essere più buoni. Ma le feste coincidono anche con la fine dell’anno solare e, quindi, è tempo di bilanci. Inoltre a breve si concluderà il secondo decennio del terzo millennio. Insomma, è necessario tirare le somme magari frugando addirittura nel secolo scorso per individuare, ad esempio, alcune delle automobili stilisticamente meno riuscite, diciamo più brutte, ma in taluni casi comunque funzionali per segnare un’epoca, o anche un nuovo modo di concepire il trasporto privato.

Nel corso di questi decenni si sono scomodati anche testate autorevoli (Il Sole 24 Ore, Time…) per catalogare veri o presunti mostri a 4 ruote. L’emblema, goliardico, di una ipotetica classifica in negativo è stata sicuramente la Fiat Duna che, si diceva, era talmente mal riuscita che si ribaltava, da sola, anche in parcheggio. Non si ha in realtà notizia di eventi del genere, ma certo brutta era brutta.

Prodotta dal 1985 al 2000 per il mercato sudamericano e importata, dal 1987 al 1991, anche in Europa, aveva un design sgraziato generato dal baule troppo pronunciato (praticamente una…protesi della meglio riuscita Fiat Uno) che l’ha resa bersaglio di satira a livello mondiale. Sulle orme della Duna sono state sviluppati tre altri modelli a dir poco orribili: Fiat Siena, Palio e Albea.

Invece il Time è stato secondo noi un po’ troppo precipitoso nell’inserire la Fiat Multipla tra le 50 peggiori auto di tutti i tempi. La monovolume, molto gettonata anche come taxi, è stata prodotta dal 1998 al 2010 con un successo di mercato eclatante. La Multipla era infatti brutta ma funzionale: la sua linea anteriore, con un vistoso scalino tra cofano e parabrezza (dettaglio poi addolcito in un successivo restyling), ha fatto discutere, ma i 6 posti su due file e le dimensioni compatte l’hanno resa un’auto innovativa per il segmento di mercato di riferimento.

Della Multipla si può insomma discutere, ma alcune auto mal riuscite non non meritano alibi né comprensione. Fra queste l’Alfa Romeo Arna, nata da una sfortunata collaborazione tra la casa milanese e la Nissan. Dopo appena 4 anni venne messa fuori produzione. Mai amata e considerata dai cosidetti alfisti, è stata dal sondaggio del 2014 del Sole 24 Ore etichettata come l’auto più brutta di sempre.

Non è stata da meno la Pontiac Aztek realizzata dal 2001 al 2005, che è stata un colossale flop con circa 20.000 vendite annue. Alla base del progetto vi era, in realtà, un’idea futuristica: trasformare una Sport utility in un veicolo adatto alla marcia su asfalto. Qualcosa non ha però funzionato nella realizzazione, visto che nel 2010 sempre Time la inserì nella lista delle 50 peggiori invenzioni di sempre.

Figlia del design degli anni Ottanta, la Fiat Regata è stata la classica berlina del segmento medio, con anche un discreto successo di mercato. L’abitacolo e il bagagliaio spazioso compensano parzialmente la mancanza nel modello base delle cinture di sicurezza, dei poggiatesta e del contagiri. Altrettanto riuscita e protagonista di buone vendite la versione familiare: non tutte le brutte auto sono fallimenti di mercato, anzi.

Prodotta tra il 1998 e il 2013 e pensata esclusivamente per il paese del Sol Levante, tutto teso alla logica e razionalità, la Nissan Cube voleva essere un’auto pratica e spaziosa. In pratica, invece, la Cube è una presa in giro alle logiche di design e aerodinamica giapponese.

La Dacia 1310, realizzata dalla casa rumena agli albori della sua ascesa, è stata tanti anni più tardi il suo canto del cigno, stravolta nel tentativo di restyling della Renault 12 cui il modello originario si era ispirata. Commercializzata per 35 anni, è stata per fortuna venduta in gran parte nel mercato interno rumeno e in quello del blocco orientale. Davvero un’auto d’altri tempi, iper vintage.

La Citroën Ami 6 è stata suo modo rivoluzionaria. Sul mercato tra il 1961 e il 1969, fu progettata nel tentativo di ricercare una linea stilistica innovativa per la Citroën. Nonostante il design non convenzionale del lunotto posteriore inclinato in senso contrario, ottenne un discreto successo di pubblico in Francia. Senza dubbio, è a suo modo estremamente originale. Meno efficace la sorellina Axel…  

Così come la mitica Volkswagen fu progettata e costruita per essere l’auto del popolo tedesco, la Trabant, meno affascinante, diventò il simbolo della DDR, nata dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Infatti fu concepita e definita come “l’auto del popolo dell’Est”. È stata la prima vettura tedesca con la carrozzeria realizzata in materiali plastici, estremamente economici rispetto al costoso acciaio. «Trabi, »così chiamata dai tedeschi, fu progettata e messa in produzione negli anni Cinquanta. Storicamente resta un simbolo, non del design ma della spaccatura che ha caratterizzato l’Europa fino al 1989.

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