La fine di Pesaro

2 Dicembre 2019 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal parco dell’Isalo, nel Madagascar, Oceano Indiano, utilizzando come guida il lemure dalla coda rossa che sa trovare i camaleonti da portare in Italia come regali di Natale ai puffi che cambiano colore e  idea così in fretta.

Non ci fossero gli uomini del freddo, bene lo sci, benissimo il biathlon, eccellenti gli slittinisti e le pattinatrici, dovremmo stare soltanto dietro alle  banderuole di giornata: Sarri magico, Sarri  a rischio, Sarri in bilico, era meglio Allegri. Poi Conte che deve amare le torture se in queste settimane di euforia e sorpasso è andato a raccontare ai francesi i consigli che dà ai giocatori anche quando fanno sesso.

Lasciamo stare il calcio dei camaleonti, ogni giorno un rogo, ogni notte una festa tribale per impiccare  anche gente nobile come Ancelotti che, finalmente, ha detto ai suoi giocatori quello che pensavano tutti: non xe omini se piangete dopo, avrebbe detto Rocco. Lasciamo perdere Cellino e il suo sbarco sulle parole sbagliate parlando di Balotelli, che forse è stato un acquisto incauto, pronto a distrarre la piazza  mandando via  il sognatore Grosso (accidenti, pretendeva impegno anche in allenamento) per riprendersi il Corini che per noi aveva fatto il massimo con quella squadra.

Lasciamo perdere la Lega e i suoi pasticci televisivi, un mondo di camaleonti che ci nasconde eccellenze del pensiero, del lavoro, della vera idea di sport del Viscidi che sta facendo cose bellissime per il settore tecnico delle nazionali, anche se poi i padroni lasciano i ragazzi delle giovanili solo per tre o quattro giorni al mese a chi ha dimostrato di educarli come giocatori, ma, soprattutto, come esseri umani.

Certo i camaleonti ci sono dappertutto, guardate i cambiamenti di pelle per far capire che il nuovo ministero dello sport e salute era necessario. Pazienza se  in questa rivoluzione, per ammissione loro, non  c’è nessuno che arrivi davvero dallo sport, che abbia annusato l’aria di uno spogliatoio. Meglio farsi ricevere a palazzo che andare a prendere schiaffi in curva, fingendo di non poter imparare niente dal movimento femminile che le sue denunce sa farle e difenderle, da quella squadra di provincia che si  è presa la sconfitta a tavolino, il punto di penalizzazione, per aver lasciato il campo quando un suo giocatore di origini senegalesi è stato insultato.

Per una volta lo sport da Fazio non  è diventato oggetto come hanno tentato di fare anche con il talento  del giovane tennista di San Candido Jannik Sinner. Per una volta non andava sfumata l’immagine come hanno fatto, mandando in paranoia la Venier, rubandoci Gianna Nannini a Domenica In dove certo ha cantato più la gente, l’orchestra della contradaiola dell’Oca, geniale e impossibile, che ci fa venire in mente i giorni del vino e delle rose nella città dove un tempo ci sarebbero state le barricate se un professore dell’università avesse cercato di giustificare il mefitico Adolfo, chiamandolo difensore dei veri valori europei, anche se dove siamo stati a colonizzare non ci ricordano poi con tanto entusiasmo.

Certo, direte voi, non era necessario andare fino in Madagascar per girare così alla larga dal basket che i suoi camaleonti li alimenta bene se dopo la vittoria di Milano contro Reggio Emilia maturata in un finale dove Buscaglia è stato tradito dai soliti noti, Johnson-Odom e italiani in testa, l’intransigente Messina si è detto soddisfatto del gioco di questa Armani. Una volta sarebbe rimasto in palestra la notte stessa. Si cambia, ci si adegua, anche perché come allenatore dovrebbe chiedere al presidente almeno un paio di cambi, salvo poi scoprire  che è difficile sconfessare i propri acquisti sballati. 

Certo se guardi troppa Tv con Eurosport Player ce ne sono vagoni di giocatori che non lasceranno davvero nessuna traccia da Trieste in giù. Se vogliamo cercare nel passato o andiamo al bel lavoro per i Giganti di Giulia Arturi su Marzorati e Riva, i dioscuri di una Cantù indimenticabile, anche se avendo visto nascere quel giornale fa malissimo trovarselo in edicola soltanto un paio di volte all’anno, o ci mettiamo a invocare la luna.

Più facile emozionarsi quando si ritroveranno in un ristorante milanese (sfida o blasfemia?) i grandi interpreti delle sfide fra Varese e Cantù, appuntamento per domenica 8 dicembre su Eurosport, ma festa grande il giorno prima organizzata dall’Acqua San Bernardo per i meravigliosi reduci di stagioni dove costruire giocatori nostri, in casa, non era considerato uno spreco di tempo e denaro.

Ne andavamo orgogliosi, di questi, cominciando dal sax di Yelverton, che si troveranno dal Berti, non ci dimenticheremo mai di loro. Più facile non ricordare chi va in campo oggi, presuntuosi, di ogni razza e passaporto, anche i nostri accidenti, perché sembrano davvero portatori di perline. Certo, ogni tanto capita che ci arrivino anche dei campioni veri come il  Teodosic che fa godere la Virtus e Djordjevic, ma siamo distanti dal cuore della gente, anche se certi affetti lasciano sbalorditi come quelli per i venerati campioni NBA, Gallo bene, Melli in regresso, Belinelli invecchiato in una San Antonio in crisi, dove a parte la giusta folgorazione per Doncic (ohibò uno sloveno che incanta gli incantatori per definizione) il resto sono imprese singole: 60 punti di Harden, triple doppie a vagonate cominciando da LeBron.

No, facciamo fatica a  seguire questo basket che isola i ragazzetti  del Tam Tam per inchinarsi alla politica  dei muri, questa pallacanestro che nell’undicesima giornata, forse quella del definitivo fallimento della povera Pesaro, ha visto una sola vittoria in trasferta proprio di Cremona nella casa dove si farà la Coppa Italia, quasi peggio dell’Eurolega, appena assalita dal grande Bozo Maljkovic, presidente del comitato olimpico serbo, uomo dai molti trofei.

Ci teniamo il minuto di silenzio (ci hanno pensato un po’) per ricordare l’arbitro Vitolo e fa piacere sapere da Zanzarino Baldini, una generazione al servizio del basket come dimostra anche il figlio Lorenzo, spesso compagno di Vitolo e Duranti, che prima di  perdere conoscenza l’uomo che non perdonava il cialtronismo sul campo ha mandato fuori dalla stanza d’ospedale gli amici affranti come il Corrias puntando il ditino verso la porta. Fuori. Lo faceva coi giocatori, lo ha fatto fino alla fine.

Pagelle da meditare fra 82 specie di uccelli e 32 di rettili, tanto per sentirsi a casa.

10 Ai veterani di VARESE e CANTÙ che sabato, prima del derby, si ritroveranno a pranzo per ricordarci che abbiamo avuto scuole e grandi squadre prima che il basket diventasse un altro sport.

9 A GHIACCI per aver portato a Trieste l’ALLIANZ che per tre anni garantirà vita vera ad una città di basket dove non possono bastare i grandi ricordi. La rimonta su Treviso è stata importante, ma certe prestazioni  fanno pensare male, nonostante Dalmasson.

8 A PISTOIA che battendo Venezia annuncia una battaglia per la retrocessione davvero intrigante se nella rete adesso ci sono Trieste e Cantù, mentre Pesaro è ormai in padella.

7 A TRENTO che anche senza Craft ha saputo sgambettare Brindisi, sfruttando al meglio le qualità di Ale Gentile che al momento, leggendo  degli azzurrabili, sembra l’unico motivato, considerando gli esiliati Polonara e Flaccadori, pochi minuti, molte virgole, e il trio NBA.

6 Ad Ario COSTA che si è preso tutte le colpe per questa Pesaro a zero punti. Certo sarà responsabile come presidente, anche se è stato l’unico  a difendere l’antico bastione, pur non avendo i soldi neppure per le munizioni.

5 All’ULEB se non terrà in considerazione i ribelli stanchi di vedere  questa caccia al profitto dimenticando che il basket è sport che ha bisogno di fedeli, di alfabetizzazione, buona gestione, belle partite.

4 Ai VICE di MILANO, settimana scorsa, e SASSARI, che non hanno fatto rimpiangere i loro capi allenatori ammalati, anche se Messina e Pozzecco restano capi branco in una scuola dove, purtroppo, il basket spingerebbe fuori dalla porta  il Maurizio VISCIDI voluto da Sacchi al calcio dissanguato e tradito dal falso profitto.

3 A TREVISO se dovessero dimenticare la grande prova di una squadra menomata sul campo di Trieste. Nella sfortuna, con bombole esaurite, si è visto il lavoro di un allenatore e di una società.

2 Al NUOTO, al CALCIO del nuovo corso, dei giovani, allo SCI, al VOLLEY, persino il TENNIS se si rifiuteranno di spiegare a Petrucci e al basket, a GIOMI e all’atletica, che lavorando nella ricerca forse qualcosa si trova anche nella generazione degli sdraiati.

1 A MILANO se dovesse farsi sfuggire il progetto ARMANI per avere finalmente un’arena di livello all’ex Pala Sharp, il campo della miracolosa rimonta su Salonicco.

0 Al VAR del basket perché gli arbitri ci perdono troppo tempo, perché non hanno le immagini giuste, perché non possono consultarsi con una regia competente. La Lega, prima della sua televisione, pensi al suo campionato.

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